© Simona Ghizzoni
Fino al 6 Ottobre sarà possibile visitare la mostra Rêve Geologique di Simona Ghizzoni, presso il Museo dell’Arte della Lana a Stia, nell’ambito del primo Festival della Fotografia Italiana organizzato dalla FIAF.
Negli anni trascorsi da quando il termine “antropocene” è stato coniato dal chimico atmosferico premio Nobel Paul Crutzen nel 2000, esso ha definito sempre più la nostra epoca come un’era di trasformazione planetaria causata dagli esseri umani, dai cambiamenti climatici alla perdita di biodiversità, all’inquinamento da plastica, ai mega-incendi e molto altro ancora.
Crutzen sosteneva che l’umanità fosse entrata in una nuova epoca del pianeta, forgiata per la prima volta dall’attività di uno dei suoi inquilini. La nuova epoca si faceva iniziare nel 1952. La data coincide coi primi elementi radioattivi dispersi sul pianeta dai test delle bombe nucleari, ma anche dall’aumento dell’inquinamento da plastica, dalla fuliggine delle centrali elettriche, dall’uso massiccio ed eccessivo del cemento. Il 4 marzo del 2024, la teoria di Crutzen è stata respinta dalla Subcommission on Quarternary Stratigraphy.
Se per i geologi dunque l’umanità vive ancora nell’Olocene, di diverso avviso sono gli ecologisti, che sottolineano l’impatto delle comunità umane sull’ambiente: perdita di biodiversità, inquinamento, deforestazione e molto altro.
In Rêve Géologique questi profondi cambiamenti vengono ricostruiti e trasfigurati con libertà poetica da Simona Ghizzoni per creare una narrazione fantastica, che parte dall’autoritratto, pratica tipica dell’autrice per essere poi alternata sapientemente a nature morte e paesaggi. Le figure emergono da un nero profondo, tagliato da rari raggi di luce. È un mondo nuovo quello che si intravede tra le crepe.
La presenza umana è la traccia di un passaggio, un’impronta, una scia di calore e umidità, un respiro, una scoria. Mentre lasciamo tracce di noi dappertutto, tracce sempre più profonde del nostro passaggio, l’autrice è sempre più ossessionata dal desiderio di cancellare le mie.
Simona Ghizzoni (Reggio Emilia 1977)
È una fotografa e attivista visiva per i diritti delle donne. La sua produzione ruota attorno a due filoni principali, che spesso si intersecano: la dimensione sociale delle donne e la dimensione privata dell’autoritratto. Mentre le sue immagini sono spesso di ispirazione sociale, Ghizzoni tende a impiegare una narrazione personale e partecipativa, a volte persino fantastica, che nasce dalla relazione intima che crea con i suoi soggetti. Nella sua serie di autoritratti, l’elemento ricorrente è una relazione viscerale con l’ambiente, che alterna tra autobiografia e finzione. Premiata due volte dal World Press Photoper il suo lavoro sulla condizione femminire, il suo lavoro è stato ampiamente presentato in mostre personali e collettive, tra cui il Nobel Peace Centre di Oslo, Paris Photo, PhotoEspana, Auditorium di Roma, Athens Photo Festival, Ex-Mattatoio Roma, Fotografia Europea di Reggio Emilia, Museo di Roma Palazzo Braschi e Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Nel 2022 è stata Presidente della giuria per l’Europa al World Press Photo. È una speaker TEDX e tiene regolarmente lezioni e conferenze in varie scuole e università europee.