Silvia Camporesi
Chiesa del Suffragio – Savignano sul Rubicone
Fino al 29 Settembre 2024

di Enzo Gabriele Leanza
4 Settembre 202492

Quello degli archivi autoriali da alcuni anni è un problema fortemente dibattuto. Di recente è diventato uno dei temi di ricerca più frequentati in ambito SISF (Società Italiana per lo Studio della Fotografia), istituzione che ha dedicato all’argomento alcuni seminari online e una giornata di studi in presenza lo scorso marzo in quell’ICCD di Roma.

Strutture complesse quelle degli archivi dei fotografi in attività, che però molto spesso non sono organizzati in maniera corretta e non consentono quindi agli studiosi e ai curatori di poter lavorare al loro interno in maniera efficace.

La situazione si complica ulteriormente quando, venuto meno l’attore principale, la gestione dell’archivio passa ai collaboratori e/o agli eredi, questi ultimi spesso del tutto impreparati e non sempre interessati alla corretta gestione, ma solo allo sfruttamento economico del lascito.

Al tema dell’archivio autoriale e per sfuggire alla logica perversa appena descritta è dedicata la mostra Archivio vivo di Silvia Camporesi, esposta presso la Chiesa del Suffragio a Savignano sul Rubicone fino al 29 Settembre.

Come ci dice la stessa fotografa “il magazzino di un artista che lavora da un certo numero di anni è solitamente un luogo di accumulo. I pezzi provenienti da varie mostre, prodotti in tempi differenti, coesistono nello stesso spazio, imballati con plastica protettiva, numerati, siglati. Le opere chiuse vivono un tempo sospeso, in attesa di essere riprese, aperte, appese sui muri di una nuova mostra”.

A questo “accumulo” bisogna prima o poi dare un senso, che vada ben oltre quello delle singole immagini, per tracciare un serie di fili di collegamento, delle linee poetiche potremmo dire, che possano connettere lavori nati in momenti produttivi diversi.

Ed è così che nella mostra romagnola riemergono dall’archivio dell’artista lavori realizzati a distanza di anni: Indizi terrestri e Ofelia (2003) e Atlas Italiae (2013), ai quali si aggiunge il più recente lavoro, Sommersi salvati,realizzato nel 2023 durante il tragico evento alluvionale che ha colpito la Romagna. I lavori testimoniano il percorso dell’artista, concentrata a partire dai suoi esordi su tematiche femminili, comprensive della pratica dell’autoritratto ambientato, abbandonate poi per lasciare spazio a una ricerca specifica sui luoghi dell’Italia, come dimostra il progetto che l’ha coinvolta per due anni, al racconto di edifici e paesi abbandonati sparsi nella penisola. L’ultimo lavoro in ordine di tempo mostra un aspetto inedito della ricerca della Camporesi, rivolto a una visione più documentale, all’azione degli “angeli del fango” che, nel maggio del 2023, hanno ripulito le strade delle città colpite dal fango.

La mostra viene arricchita e completata di un apparato cartaceo composto da cataloghi, pubblicazioni, pagine di diario, disegni, tutto materiale proveniente dall’archivio dell’artista, attualmente in via di istituzione. Un’occasione da non perdere  per entrare nell’universo creativo e “filosofico” di Silvia Camporesi, da visitare possibilmente nelle settimane del SI Fest nel mese di Settembre, dove avrà ottima compagnia di mostre e incontri.

Per info https://www.sifest.it/it/news/198/Archivio-vivo-2004-2024.html

 

 

 

Silvia Camporesi (Forlì 1973)

È una fotografa e artista visuale italiana, con una laurea in Filosofia, conseguita presso l’Alma Mater di Bologna, alle spalle. Inizia a fotografare nel 2000 dedicandosi alla staged photography. È del 2004 la serie dedicata all’Ofelia del preraffaellita Millais.A partire dal 2011 si dedica al paesaggio italiano, realizzando un progetto su Venezia tra fantasia e immaginazione per reinventare la visione della città. Alcune immagini sono esposte nella mostra collettiva Italia inside out curata da Giovanna Calvenzi nel 2015 a Palazzo della Ragione a Milano. Successivamente ha realizzato una ricognizione dei luoghi abbandonanti in Italia, pubblicata nel libro Atlas Italiae, una selezione del lavoro è entrata a far parte della collezione del MAXXI – Museo delle Arti del XXI secolo di Roma. Nel 2020 ha partecipato al progetto fotografico Italia in attesa, immagini realizzate durante il primo lockdown, promosso dal Ministero dei Beni e alla mostra realizzata dalla Direzione Generale per la Creatività Contemporanea e dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, tenutasi a Palazzo Barberini nel 2021, insieme a fotografi del calibro di Olivo Barbieri, Antonio Biasiucci, Mario Cresci, Paola de Pietri, Ilaria Ferretti, Guido Guidi, Andrea Jemolo,  Francesco Jodice, Allegra Martin, Walter Niedermayr e George Tatge. Nel 2020 ha vinto il premio Cantica21 promosso dal Ministero degli Esteri e dal Ministero della Cultura, con un progetto dedicato a Dante in occasione del settecentesimo anniversario della morte. L’opera vincitrice è entrata nella collezione del MAC di Lissone. Nel 2021 ha partecipato alla mostra Essere umane. Le grandi fotografe raccontano il mondo, curata da Walter Guadagnini, presso i Musei di San Domenico di Forlì.