© Eredi Shōzō Shimamoto
Fino al 30 Novembre la splendida cornice di Palazzo Bastogi apre le porte alla mostra Shozo Shimamoto. Gutai – Primo Assalto, a cura di Giuseppe Morra e Giuseppe Simone Modeo, con testo critico di Italo Tomassoni.
Saranno presenti in mostra lavori di grande rilevanza storica, dalle prime opere con il gruppo Gutai alle esplosioni di colore dei lavori realizzati in Italia, una lettura del collettivo artistico con una visione più allargata all’Occidente.
Concepito da Peppe Morra, che ha vissuto e promosso in prima persona il lavoro dell’artista, e dalla sua Fondazione che, anche in questa occasione, si conferma un polo avanguardistico, il progetto espositivo, attraverso la selezione di opere mostra la forza esplosiva della pittura che diventa “un’arma per la pace” tra Oriente e Occidente.
Un dialogo tra l’Umanesimo e l’abbandono del rigore delle forme orientali in funzione dell’esplosione dello spirito attraverso la materia, che non si subordinano ma si confrontano.
La retrospettiva dedicata a Shozo Shimamoto intende evidenziare la potenza e la grandezza della superficie pittorica su cui l’artista ha sempre agito, rendendo la dimensione dell’opera un confine da superare, un palcoscenico su cui l’artista danza, dove il suo corpo lascia tracce di colore.
La cornice non esiste, c’è gioco, teatro, movimento, forza vitale e, allo stesso tempo, un’armonia che ritroviamo nella scelta di icone come il Buddha, una fusione spirituale tra corpo e pittura.
Il “nomade samurai dell’arte” Shimamoto si fa regista di sé stesso, trasforma lo spazio del qui in un altrove e il tempo di fronte alle sue opere diventa per lo spettatore esperienza e non misurazione.
“Tra cielo e terra” il gesto artistico di Shimamoto genera empatia con gli altri artisti presenti in mostra come Jiro Yoshihara, leader del Gutai, Georges Mathieu o Yasuo Sumi, tutti artisti che meritano il plauso per aver scardinato il concetto di arte, presentandola con sorprendente schiettezza nel suo stato più primitivo. L’azione scompare ma il loro spirito vive attraverso l’assalto e la potenza delle loro opere.
Shōzō Shimamoto (Osaka 1928 – 2013)
È stato un artista contemporaneo giapponese, membro e fondatore del movimento d’avanguardia Gutai, nato nel 1954. Suoi lavori sono in collezioni di musei come la Tate Gallery e la Tate Modern (a Londra e a Liverpool) e il Hyogo Prefectural Museum of Art a Kobe. Il critico del New York Times Roberta Smith lo ha definito come uno degli sperimentatori più audaci e indipendenti della scena dell’arte del dopoguerra negli anni Cinquanta. Internazionalmente noto anche nel circuito della Mail Art, della quale è stato un pioniere, Shimamoto ha fortemente contribuito a rinnovare la fortissima tradizione dell’arte giapponese alla luce degli avvenimenti nella nuova dimensione del dopoguerra e del dopo bomba atomica. Con gli altri membri del Movimento, Shimamoto ha sovvertito l’idea che tutti avevano dell’arte giapponese floreale e decorativa, creando così una cultura figurativa completamente nuova. Gutai, del resto, è una parola che in giapponese significa conflitto tra materia e spirito, e Gutai ha prodotto, infatti, una rottura con l’arte spirituale introducendo l’aspetto della materia nel rapporto con la dimensione lacerata dei tempi attraverso la forte frattura con la tradizione e non poteva essere diverso dopo Hiroshima e Nagasaki. Shimamoto mediante “cannonate”, dripping, tagli e buchi della tela ha creato una nuova spazialità bidimensionale. Con estrema naturalezza Shimamoto è passato dai Buchi, all’Informale, dalla Mail Art alla Body Art, dalla performance alla fotografia.