Alla Cina di ieri e di oggi, alle sue trasformazioni sociali ed economiche e alle sue tante contraddizioni, è dedicata la mostra fotografica China. Dalla rivoluzione culturale alla superpotenza globale, progetto inedito curato da Martin Parr, promosso da Forte di Bard e Magnum Photos.
Un gigante economico in costante evoluzione, destinato ad essere sempre più centrale negli equilibri geopolitici mondiali: la Cina è oggi la seconda economia mondiale dopo gli Stati Uniti e con oltre 1,4 miliardi di abitanti, è lo Stato più popoloso al mondo nonché il quarto per estensione territoriale.
Dalla creazione della Magnum Photos nel 1947 fino ad oggi, i numerosi membri e affiliati hanno viaggiato e immortalato la Cina nei suoi diversi territori. All’interno del numeroso e diversificato panorama dei fotoreportage realizzati, spiccano proprio quelli di Marc Riboud e Martin Parr a cui la mostra è dedicata. Entrambe hanno viaggiato più volte attraverso la Cina, ponendo l’attenzione sulle trasformazioni sociali ed economiche del Paese a seguito dei grandi cambiamenti politici che l’hanno attraversata.
Marc Riboud compì il suo primo viaggio nel 1956/57, quando la Cina era in piena rivoluzione culturale sotto la guida di Mao Zedong. Il fotografo francese mostrò come i cinesi non fossero intimiditi dalla fotocamera, riuscendo così a mostrare quella vita quotidiana di cui poco si sapeva. Martin Parr racconta invece la Cina più moderna a partire dal suo primo viaggio avvenuto nel 1985. Il fotografo stesso afferma che è rimasto particolarmente affascinato dal “consumismo” di questa nazionae comunista, concentrando il suo sguardo sul lusso e sulla la modernità. In mostra sono esposti 12 scatti del suo primo reportage cinese, in cui Parr testimonia la vita di alcuni settori economici, come le industrie tessili o di gioielli, così come il mondo del tempo libero, tra esercizi di Tai Chi e pause pranzo al Mc Donald.
Marc Riboud (Saint-Genis-Laval 1923 – Paris 2016)
È stato un fotoreporter francese proveniente da una famiglia della buona borghesia di Lione. Iniziò giovanissimo a fotografare con un apparecchio Vest Pocket Kodak donatogli dal padre. Appena quattordicenne, presentò i suoi scatti dedicati ai Castelli della Loira alla Expo 1937. Durante la Seconda Guerra Mondiale prese parte alla Resistenza francese. Dopo la liberazione completò i suoi studi presso l’Ècole centrale de Lyon. Nel 1951 conobbe prima Henri Cartier-Bresson e poi Robert Capa. Nel 1953 scattò le Peintre de la Tour Eiffel, la sua prima foto di una certa notorietà e la prima sua ad essere pubblicata su Life. Di lì a poco fu ammesso a far parte della Magnum Photos. Dopo un primo reportage in Jugoslavia, Robert Capa gli suggerì di passare un anno in Inghilterra, dove fotografò Londra e Leeds in ricostruzione dopo la guerra. Nel 1955 raggiunse Istanbul con la Land Rover di George Rodger e con questa attraversò l’Iran, l’Afghanistan, il Pakistan e l’India, dove si trattenne per circa un anno, in attesa di ottenere un visto che gli consentisse l’ingresso in Cina. Nel 1957 poté entrare in Cina e trattenervisi per un periodo relativamente lungo. Completò il suo viaggio in Oriente nel 1958 visitando il Giappone; grazie a quest’ultima esperienza poté comporre il suo primo libro: Women of Japan. Da lì in avanti ebbe inizio per lui una fase della professione che lo vide assistere, come fotoreporter, ai più importanti eventi della cronaca internazionale del secondo Novecento. Fra il 1960 e il 1962 si occupò delle lotte di liberazione in Africa, fu più volte in Algeria, di cui racconto l’euforia per la raggiunta indipendenza del luglio 1962. Nel 1964 si trovava a Nuova Delhi per i funerali di Nehru e nel 1965 tornò in Cina, dove stava per essere lanciata da Mao Zedong la Rivoluzione culturale. Da questo viaggio venne fuori il libro Les trois bannières de la Chine (I tre stendardi della Cina). Nel 1967 si trovava a Washington a una manifestazione tenutasi il 21 ottobre davanti al Pentagono contro il conflitto in Vietnam. Proprio in questa occasione fotografò una donna che aveva in mano un fiore e lo porgeva ai soldati. La foto fu intitolata la Jeune fille à la fleur (La ragazza con il fiore) e diede una relativa notorietà alla giovane protagonista, Jan Rose Kasmir allora diciassettenne. Questo scatto divenne un’icona del pacifismo. L’anno seguente era a Parigi per fotografare le manifestazioni del maggio francese. Negli anni Settanta fu di nuovo in Cina, Paese in cui tornò sempre, di tanto in tanto, sino al suo ultimo soggiorno a Shangai del 2010. Riboud era a Teheran nel 1979 quando lo Shāh Mohammad Reza Pahlavi aveva lasciato il paese e rientrava in patria l’ayatollah Khomeyni, sino ad allora in esilio, per prendere trionfalmente il potere. Nel 1979 partecipò come insegnante alla manifestazione Venezia 79 La Fotografia, patrocinata dall’Unesco e dall’International Center of Photography. Nel 1980 raccontò l’ascesa di Solidarnosc in Polonia. Nella decade successiva viaggiò per le sue esposizioni nel mondo e si dedicò a comporre libri, ma nel 1998 si recò in Sud Africa per raccontare la fine dell’apartheid. Nel 2008 riprese la vittoria di Barack Obama alle presidenziali.
Martin Parr (Epsom 1952)
Fin dalla tenera età, Parr sviluppa un interesse per la fotografia, influenzato dal nonno, George Parr, un appassionato fotografo dilettante. Questo primo contatto con la macchina fotografica segnerà il suo futuro percorso artistico. Parr studia fotografia al Manchester Polytechnic, laureandosi nel 1973. Durante questi anni, comincia a sviluppare il suo stile unico, caratterizzato da una visione ironica e critica della società. Le sue prime opere si concentrano sulla vita quotidiana nelle aree rurali dell’Inghilterra, catturando momenti di apparente normalità. Negli anni Ottanta, Parr si afferma sulla scena fotografica con progetti come The Last Resort (1986), una serie di fotografie che documentano le vacanze delle famiglie inglesi a New Brighton. Questa opera è caratterizzata da colori vivaci e una prospettiva cruda che mette in luce le contraddizioni e le banalità della vita quotidiana. Le immagini di Parr sono allo stesso tempo divertenti e inquietanti, un ritratto satirico della società contemporanea. Lo stile di Parr è inconfondibile, grazie all’utilizzo di colori saturi e di un’illuminazione intensa che enfatizza i dettagli nelle sue fotografie. Le sue immagini esplorano temi come il consumismo, il turismo di massa, la cultura popolare e la banalità della vita quotidiana. Attraverso la sua lente, Parr rivela le assurdità e le stranezze della società moderna, invitando gli spettatori a riflettere su aspetti spesso trascurati della realtà. Nel corso della sua carriera, Martin Parr ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui l’ingresso nella prestigiosa agenzia Magnum Photos. Le sue opere sono state esposte in musei e gallerie di tutto il mondo, cementando la sua reputazione come uno dei fotografi più influenti della sua generazione. Parr è anche autore di numerosi libri fotografici, tra cui Small World (1995), che esplora il fenomeno del turismo globale, e Life’s a Beach (2013), una celebrazione del tempo libero e delle vacanze in spiaggia. Ha collaborato con varie riviste e giornali internazionali, portando la sua visione unica a un pubblico ampio. Oltre alla sua attività di fotografo, Martin Parr è stato un fervente sostenitore della fotografia come forma d’arte. Ha curato mostre, scritto saggi e promosso il lavoro di altri fotografi emergenti. La sua eredità è visibile non solo nelle sue opere, ma anche nell’influenza che ha avuto sulle nuove generazioni di fotografi.