Con la mostra Fotochiacchierata, in esposizione fino al 9 Novembre allo Spazio Munari di Milano, va in scena un incontro impossibile tra passato e presente, non una vera seduta spiritica ma quasi. I protagonisti di questo dialogo a distanza sono il compiato designer italiano Bruno Munari e l’artista americano Jason Fulford.
I due non si sono mai incontrati ma Fulford considera Munari “un amico”, perché nei suoi libri ha trovato “uno spirito affine che sfuma il confine tra lavoro e gioco” e si è quindi chiesto “se fosse possibile parlare con lui ora” utilizzando il medium grazie al quale lo ha conosciuto. Il risultato finale dell’esperimento è “una conversazione tra fotografie”, quindi una “fotochiacchierata” con un artista verso cui si percepisce un’affinità che non è solo nel modo di fare foto, ma soprattutto nello sguardo con cui si osserva il mondo.
In questo contesto Fulford mette al centro del suo lavoro l’associazione tra immagini come motore di nuovi significati. E guardando al lavoro di Bruno Munari, sceglie di indagarne il rapporto con la fotografia, selezionando una serie di fotografie originali del maestro italiano e affiancandole ai suoi scatti in un unico flusso di immagini che ci restituisce un racconto inedito e inaspettato.
Una serie di fotografie – in bianco e nero quelle di Bruno Munari, a colori quelle di Jason Fulford – che parlano di leggerezza, di ironia, della possibilità di guardare la realtà con occhi e prospettive sempre diverse.
Bruno Munari (Milano 1907-1998)
È stato un artista, designer e scrittore italiano. Assieme a Lucio Fontana, si afferma sulla scena milanese degli anni Cinquanta-Sessanta, il periodo del boom economico in cui nasce la figura dell’artista operatore-visivo che diventa consulente aziendale e che contribuisce attivamente alla rinascita industriale italiana del dopoguerra. Munari aveva partecipato giovanissimo al Futurismo, dal quale si era distaccato con senso di levità ed umorismo, inventando la macchina aerea (1930) e le macchine inutili (1933). Nel 1948 fonda il MAC (Movimento Arte Concreta) assieme a Gillo Dorfles, Gianni Monnet, e Atanasio Soldati. Questo movimento funge da coalizzatore delle istanze astrattiste italiane prospettando una sintesi delle arti, in grado di affiancare alla pittura tradizionale nuovi strumenti di comunicazione e in grado di dimostrare agli industriali e agli artisti la possibilità di una convergenza tra arte e tecnica. Nel 1947 realizza Concavo-convesso, una delle prime installazioni nella storia dell’arte. È il segno evidente che è ormai matura la problematica di un’arte che si fa ambiente e in cui il fruitore è sollecitato, non solo mentalmente, ma in modo ormai multi-sensoriale. Nel 1950 realizza la pittura proiettata attraverso composizioni astratte racchiuse tra i vetrini delle diapositive e scompone la luce grazie all’uso del filtro Polaroid realizzando nel 1952 la pittura polarizzata, che presenta al MoMA nel 1954 con la mostra Munari’s Slides. È considerato uno dei protagonisti dell’arte programmata e cinetica, ma sfugge per la molteplicità delle sue attività e per la sua grande e intensa creatività a ogni definizione, a ogni catalogazione, con un’arte assai raffinata. Negli anni ha pensato, organizzato e applicato una vera e propria didattica dell’arte finalizzata ai più piccoli.
Jason Fulford (Atlanta 1973)
È un fotografo, editore e docente americano. La finalizzazione dei suoi lavori è sempre stata pensata in formato libro e proprio di libri, negli anni, ne ha realizzati tanti: Sunbird (2000), Crushed (2003), Raising Frogs For $$$ (2006), The Mushroom Collector (2010), Hotel Oracle (2013), The Medium is a Mess (2018) e Clayton’s Ascent (2018). Ha realizzato personali in tutto il mondo, ha tenuto conferenze in varie università e istituzioni di prestigio ed è stato beneficiario di una borsa di studio Guggenheim. È co-fondatore di J&L Books, casa editrice no-profit dove svolge molteplici incarichi: editore, redattore e designer.