Mario Carrieri
Milano, Italia
Lerici

di Pippo Pappalardo
15 Ottobre 202479

Fotoit, giugno 2019: l’organo della FIAF raccoglie un’intervista-conversazione tra Luigi Erba e Roberto Mutti. Il primo chiede al secondo quale sia, a suo parere, il libro fotografico più bello stampato nell’Italia del dopoguerra. Senza attendere la risposta, Erba anticipa la propria scelta: il libro è Milano,Italia di Mario Carrieri. Mutti prova a rispondere: dapprima riconosce la difficoltà della scelta ma, poi, finisce per concordare con l’amico, a patto di non dimenticare il Mulas delle Verifiche.

Se due protagonisti della critica fotografica italiana si esprimono così risolutamente a favore di questo libro, il collezionista di glorie fotografiche editoriali, giocoforza, avverte la necessità di tornare su questa pubblicazione, divenuta ormai una rarità e, una volta rinvenuta, provare a spiegare le ragioni di tanta considerazione.

Invero il nome di Carrieri, figlio dell’illustre storico della letteratura, non lo troviamo celebrato nelle tante storie della fotografia italiana; eppure, non si può trascurare il suo prezioso, innovativo contributo in termini di scelte tematiche, di novità di linguaggio; ancor più la volontà di fuggire da ogni gabbia estetizzante o ideologica.

È Italo Zannier a ricordarci come “a Milano, sull’onda dell’emozione provocata da New York, fotografata da Klein, Carrieri formulò. un foto-libro tra i più significativi dell’editoria illustrata italiana, presentandosi subito con un’aggressività che tendeva a fare pulizia d’ogni vecchia remora non solo estetica ma anche tecnica”.

Quando il libro viene pubblicato, su Milano, i fotografi avevano già scritto pagine importanti (ricordiamo Lattuada, Patellani, Casiraghi, Monti, Finocchiaro, Colombo, De Biasi, quelli del “Giamaica”) ma Carrieri è il primo a comprendere che Milano non è solo la città dove le cose accadono ma, anche “un teatro”, una scena che le produce, le condivide e, soprattutto dà loro una nuova vita.

Com’era accaduto con Klein, e come accadrà nei nostri giorni con Olivo Barbieri e con Luca Campigotto, “la città, creatura dell’uomo per eccellenza”, nel libro, emerge come protagonista e come riflesso dell’umanità della gente che la abita. Sono immagini raccolte tra il 1955 e il 1959. Tra quei fotogrammi traspare la vecchia Milano, ormai invisibile, e la nuova che, prepotentemente, a volte drammaticamente, vuole entrare in scena. Carrieri è un milanese assai colto e raffinato e non intende proporre un omaggio al carattere metropolitano della sua città. Preferisce, con scelta felice, tracciare una Milano squisitamente italiana e suddividere i capitoli di questo suo errare in dieci “scene” ognuna caratterizzata da un preciso percorso stradale.

Se provate a seguire su una mappa il susseguirsi di queste strade, penetrerete nelle ragioni di certe scelte e, ancor più, nell’adozione di formulazioni linguistiche di evidente valore espressionista per l’epoca assolutamente radicale.

Le immagini sono tutte in bianconero, a forti contrasti, spesso artisticamente sfocate, a volte, platealmente o pudicamente, sgranate. L’occhio di Carrieri rimane severo verso ciò che vede dentro l’obiettivo, rigoroso nelle conclusioni che sa trarne ma sempre benevolente verso questo mondo che è la sua città, il suo riflesso.

 

Editore: C.M. Lerici (Milano) – Anno: 1959 – Pagine: 164 – N. Illustrazioni: 132 – Dimensioni: 29×24,3×2 cm – Rilegatura: Rigida con sovraccoperta – Collana: Forma/Vita – Testi: n.d. – Lingua: Italiano – ISBN: n.d.