Fino al 14 Febbraio 2025, presso il centro per l’arte e la cultura Gres Art 671 di Bergamo, sarà visitabile Between breath and fire mostra dedicata al lavoro dell’artista internazionale Marina Abramovic.
L’esposizione, curata da Karol Winiarczyk, racconta la grandezza, la solitudine, il mito, la caducità dell’essere umano, presentandosi come un’immersione tra le opere che mostrano il mondo dell’artista grazie a una serie di parallelismi e richiami ad alcuni dei grandi temi da lei affrontati.
Il percorso prende le mosse dai primi lavori dell’Abramovic fino alla sua opera più recente, Seven Deaths, dedicata a Maria Callas, nella quale l’artista, attraverso il suo corpo, interpreta la morte prematura di sette eroine della musica operistica. “Seven Deaths si configura come un’esperienza cinematografica immersiva – riferisce il curatore – basata su sette morti premature che Marina Abramović presenta sullo schermo, come colonna sonora sette assoli di Maria Callas. L’installazione manifesta la fascinazione della Abramović per l’opera e per la Callas in particolare, una passione iniziata durante l’adolescenza a Belgrado. Un viaggio coinvolgente attraverso la vita di una delle artiste più influenti del nostro tempo, abbinato alle arie più famose della Divina; un’esperienza catartica che spinge alla riflessione personale più profonda”.
L’esposizione prosegue attraverso trenta opere che coinvolgono anche, in un rapporto osmotico, il giardino con il paesaggio sonoro Tree, presentato per la prima volta al SKC Cultural Centre di Belgrado nel 1972.
L’evento segna anche l’apertura di questo nuovo spazio espositivo bergamasco, realizzato su iniziativa del Gruppo Italmobiliare con Fondazione Pesenti. Lo stesso Presidente di Gres Art 671, Roberto Pesenti, dichiara il suo entusiasmo per l’apertura definitiva con una mostra di “un’artista di fama mondiale che ha sempre posto l’osservatore al centro delle proprie opere e della propria arte. Il nostro polo culturale è nato proprio con l’ambizione di coinvolgere quanto più possibile i visitatori, facendoli interagire con lo spazio e le opere, rendendoli parte attiva del percorso”.
Marina Abramović (Belgrado 1946)
È un’artista serba, oggi cittadina statunitense, attiva fin dagli anni Sessanta è definita, per il suo ruolo di precursore, la “nonna della performance art”. Il suo lavoro esplora le relazioni tra l’artista e il pubblico e il contrasto tra i limiti del corpo e le possibilità della mente. La Abramovic, nata all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, è stata nipote di un patriarca della chiesa ortodossa serba, successivamente proclamato santo. Entrambi i genitori erano partigiani. Suo padre Vojin fu dichiarato eroe nazionale, mentre sua madre, Danica Rosić, fu successivamente nominata direttrice del Museo della Rivoluzione e Arte a Belgrado. Marina ricevette la sua prima lezione d’arte dal padre all’età di 14 anni. Chiese al genitore di comprarle dei colori, lui si presentò con un amico il quale cominciò con il tagliare a caso un pezzo di tela, poi una volta steso a terra vi gettò sopra colla, sabbia, pietrisco, bitume e colori vari, poi dopo aver cosparso il tutto con trementina collocò un fiammifero al centro della composizione che fu avvolta dalle fiamme ed esclamò: <<Questo è il tramonto>>. Dal 1965 al 1972 studia presso l’Accademia di Belle Arti di Belgrado. Dal 1973 al 1975 ha insegnato presso l’Accademia di Belle Arti di Novi Sad, mentre creava le sue prime performance. Nel 1974 viene conosciuta anche in Italia, dove presenta la sua performance, Rhythm 4, esposta a Milano, nella Galleria Diagramma. Nel 1976 lascia la Jugoslavia per trasferirsi ad Amsterdam. Nello stesso anno inizia la collaborazione e la relazione (che durerà fino al 1988) con l’artista tedesco Ulay. Nel 1997 vince il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia con la performance Balkan Baroque. Dopo 12 anni di amore e di sodalizio artistico, Abramović e Ulay decidono di lasciarsi e di sancire la fine del loro rapporto con un’ultima performance, The Wall Walk in Cina: entrambi percorrono a piedi una parte della grande muraglia cinese partendo da capi opposti per incontrarsi a metà strada e dirsi addio. Seguono anni di ostilità e battaglie legali circa i diritti d’autore della produzione artistica, i due si riavvicineranno nel 2010, durante la performance di Marina The Artist is present al MoMa di New York.