© Luca Campigotto
Luogo di contemplazione per eccellenza, il mare è stato spesso al centro di ricerche fotografiche di grandi autori ma anche di semplici appassionati. La sua osservazione, che sia mediata dall’uso della fotografia o che invece avvenga in “presa diretta”, è in grado di rasserenare i nostri animi, quando il mare è calmo, oppure di agitarli, quando infuriano le forze della natura.
Sin dalle origini della fotografia il mare è stato quindi un soggetto rappresentato, si pensi a La grande onda di Gustave Le Gray, uno dei pionieri del mezzo, o, per rimanere sempre sulla costa francese, seppur vista con occhi italiani e in tempi più recenti, ricordiamoci della sontuosa Le Treport di Gabriele Basilico che metteva insieme, in maniera potente, il rapporto tra mare e terraferma.
Anche Luca Campigotto, maestro “navigato” dell’arte fotografica, con Waterviews, ci propone il suo personale punto di vista sul mare. Lo fa – come ci fa notare Massimo Siragusa, curatore della mostra presentata nell’ambito del Ragusa Foto Festival ed esposta fino al 30 Settembre presso Palazzo Cosentini a Ragusa Ibla – “con una fotografia che ci riporta alle vedute classiche del paesaggio” per restituirci un’idea “di perfezione e di equilibrio da sembrare quasi irreale”.
Per far ciò Campigotto s’è imbarco su navi che l’hanno condotto vicino casa ma anche ai confini della terra, in quei luoghi estremi raccontati per immagini dal pittore romantico Friedrich che, nella sua Il naufragio della Speranza, ci parla di una natura inaccessibile e ostile, un po’ come quella presentata nel Dialogo della Natura e di un Islandese tratto dalle Operette Morali di Giacomo Leopardi.
La natura di Campigotto però non è affatto inaccessibile, anzì, si apre davanti ai suoi occhi con una luce incredibile, che rende le sue fotografie intense e piacevoli da osservare a lungo, per immergersi, con lo sguardo, nell’infinito delle sue “chiare, fresche et dolci acque”.
Luca Campigotto (Venezia 1962)
Vive tra Milano e New York. Dopo la laurea in Storia moderna con una tesi sulla letteratura di viaggio nell’epoca delle grandi scoperte geografiche, si dedica alla fotografia di paesaggio e architettura realizzando progetti su Venezia, Roma, Napoli, Londra, New York, Chicago, la strada delle casbah in Marocco, i templi di Angkor, Cile, India, Patagonia, Isola di Pasqua, Islanda, Cina, Yemen, Iran e Lapponia.
Coltiva da sempre l’interesse per la scrittura: nel 2005 la rivista letteraria Nuovi Argomenti ha pubblicato una selezione di sue immagini e poesie, mentre i suoi scritti sono raccolti nel volume Disoriente. È autore del calendario Epson 2014 e del calendario GEO-New York 2016.