In mostra fino al 6 Ottobre, presso Palazzo dei Mercedari a Modica, la mostra La Bèlle Èpoque delle Gattoparde realizzata nell’ambito del Premio Luce Iblea 2024 con immagini proveniente dall’archivio dell’IMES Sicilia.
L’aristocrazia siciliana ha vissuto in chiave europea il clima politico e sociale della Bèlle Epoque, nel trentennio compreso tra la fine del XIX secolo e la Grande Guerra. In particolare, il suo universo femminile è stato protagonista di una rivoluzione antropologica che ha modificato saperi, ruoli pubblici e privati, comportamenti individuali e collettivi.
In una stagione irripetibile di sviluppo economico, di invenzioni tecniche e di fede nel progresso, le nobildonne isolane sperimentarono inedite presenze extradomestiche di vita “partecipata”, conquistarono spazi e tempi tradizionalmente maschili, diventarono spesso sfolgoranti icone di emancipazione imponendosi come modelli virtuosi da imitare per le emergenti èlites urbane.
Palermo con la floreale architettura Liberty di Ernesto Basile si trasformò in una raffinata capitale europea di mondanità e di “buon gusto”, così come documentano le splendide fotografie di Franca Florio e del suo entourage nobiliare e alto-borghese. Non furono da meno, tuttavia, le altre città siciliane: Catania e Messina in testa (quest’ultima però distrutta dal terremoto del 1908), seguite dai capoluoghi di provincia e dai centri minori dove molte donne si mostrarono pronte a competere in eleganza e “buone maniere”.
Il patrimonio fotografico inedito di alcune casate aristocratiche del Val di Noto conferma con le sue rarefatte atmosfere la bellezza e il fascino di una Bèlle Epoque declinata al femminile.
In una favorevole congiuntura dell’economia mondiale, caratterizzata dai flussi crescenti di export di agrumi, vini e zolfi, antichi e recenti lignaggi siciliani si modernizzarono nei ruoli sociali, negli stili comunicativi, nei riti e costumi dell’ “alto consumo”. Immortalate nei giardini di ville fuori porta, nei “festini” familiari, nei tornei di ippica, alla guida di rombanti autovetture, nelle stazioni climatiche e nei salotti letterari, col fucile a tracolla nelle partite di caccia o “fasciate” negli abiti alla moda destinati a inaugurazioni e serate di gala o di beneficenza, le avvenenti signore riflettono lo straordinario vissuto di un mondo ricco e desideroso di mostrarsi nella sua inossidabile egemonia di classe. Basta osservare le nuove fogge della moda femminile: non pi. circondate dall’ingombrante crinolina, che nel primo Ottocento aveva allargato oltremisura forme e dimensioni del vestire, all’inizio del Novecento le “gattoparde” preferivano indossare abiti stretti con sinuosi corpetti e adornarsi di ampi cappelli fissati alle acconciature da spilloni preziosi come gioielli. La “costruzione verticale” degli abiti metteva ora in risalto la flessuosità della figura, consentiva di muoversi al ritmo sensuale del charleston, mentre il nero trionfava come il colore dell’eleganza e metteva in soffitta le vivaci cromie dei vestiti ottocenteschi.
Il “secolo breve” avrebbe presto dissolto certezze e illusioni della Bèlle Epoque. Due guerre mondiali, la Grande crisi del 1929, il regime totalitario dei fascismi e dei comunismi chiusero una breve ma densa stagione di sviluppo e di bellezza per riconsegnare alle nuove generazioni un’Europa divisa e più fragile da ricostruire. Cominciava un altro “tempo globale” il nostro, ancora difficile da interpretare. Sicuramente meno bello e “nobile” per valori e per virtù.