Fino al 2 Febbraio 2025, presso il Pirelli HangarBicocca, sarà possibile visitare la più estesa retrospettiva realizzata in Italia dedicata a Jean Tinguely. La mostra propone circa quaranta opere, realizzate dagli anni Cinquanta agli anni Novanta, che nel loro insieme occupano la quasi totalità dei 5.000 mq delle Navate dell’Hangar.
Il percorso espositivo è un’unica coreografia sonora e visiva composta da opere di vario formato, alcune addirittura monumentali, in cui emerge la componente uditiva, quella dinamica e quella cromatica dell’espressività anticipatrice di Tinguely, le cui opere meccaniche sembrano trovare un legame spontaneo con l’ampiezza dell’edificio ex industriale di Pirelli HangarBicocca e offrono al pubblico la possibilità di entrare in contatto e approfondire la pratica di un artista, che concepiva l’arte lontana dall’idea di autorialità, quindi mai univoca e definitivaa. L’arte di Tinguely è spesso pensata come performance transitoria e, grazie ai suoi elementi interattivi, capace di coinvolgere e affascinare.
In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo da Marsilio Arte con contributi di Béatrice Joyeux-Prunel, Camille Morineau, Lucia Pesapane, Renzo Piano, Annalisa Rimmaudo, Vicente Todolí e Melissa Warak.
L’esposizione è realizzata in collaborazione con il Museum Tinguely di Basilea ed è parte del programma tinguely100, pensato per il centenario della nascita del grande artista svizzero.
Jean Tinguely (Friburgo 1925 – Berna 1991)
È considerato uno dei grandi artisti del XX secolo, inserito nel novero di coloro i quali hanno rivoluzionato il concetto stesso di opera d’arte, oltre ad essere indiscutibilmente uno dei maestri dell’arte cinetica. Al centro del suo lavoro vi è la ricerca attorno alla macchina con il suo funzionamento e suoi movimenti, i suoi rumori e suoni e la sua poesia intrinseca. Tinguely è tra i primi artisti ad utilizzare oggetti di scarto, ingranaggi e altri materiali che poi salda tra loro, creando macchine rumorose e cacofoniche dotate di veri e propri motori. Le sue sculture presentano inoltre un carattere performativo grazie al loro costante movimento e alla loro capacità di coinvolgere il pubblico. L’ingranaggio, e in particolare la ruota, sono spesso gli elementi fondanti delle sue opere, i cui funzionamenti tradizionali sono volontariamente sgretolati dall’artista, che libera la macchina dalla “tirannia dell’utilità”, favorendo l’imprevisto e l’effimero all’interno dei suoi marchingegni assurdi e sorprendenti.