Fino al 16 Marzo 2025, presso il Centro Saint-Bénin di Aosta, sarà visitabile la mostra Inge Morath. La fotografia è una questione personale a cura Brigitte Blüml-Kaindl, Kurt Kaindl e Daria Jorioz .
Il progetto espositivo, prodotto da Suazes con la collaborazione di Fotohof e Magnum Photos, permetterà al pubblico di apprezzare la sensibilità di questa autrice e di conoscere, per la prima volta in Italia, parti del suo lavoro mai esposte prima, alcune di stretta attualità.
Attraverso oltre centocinquanta immagini e documenti originali, l’esposizione ripercorre il cammino umano e professionale della Morath, dagli esordi al fianco di Ernst Haas e Henri Cartier-Bresson fino alla collaborazione con prestigiose riviste quali Picture, Life, Paris Match, Saturday Evening, Post e Vogue, attraverso i suoi principali reportage di viaggio. Il titolo dell’esposizione, La fotografia è una questione personale, è tratto da una dichiarazione dell’autrice e vuole evidenziare la stretta correlazione fra il suo cammino umano e quello professionale.
Che si trattasse di celebrità o di gente comune, di singole persone o di comunità, le sue immagini sanno cogliere gli aspetti più intimi e profondi dei soggetti. Le sue fotografie ne riflettono la sensibilità umana ancor prima che professionale, ma al tempo stesso sono assimilabili a vere e proprie pagine del suo diario di vita. Lei stessa, infatti, disse: “La fotografia è essenzialmente una questione personale, la ricerca di una verità interiore”. Il suo lavoro riesce anche a cogliere l’anima dei luoghi, attraverso i suoi principali reportage di viaggio, che preparava con cura maniacale, studiando la lingua, le tradizioni e la cultura di ogni paese dove si recava, fossero essi l’Italia, la Spagna, l’Iran, la Russia, la Cina, al punto che il marito, il celebre drammaturgo americano Arthur Miller, ebbe a ricordare che “non appena vede una valigia, Inge comincia a prepararla”.
Il progetto espositivo, realizzato specificamente per il Centro Saint-Bénin, si sviluppa in quattordici sezioni tematiche che ripercorrono le principali esperienze professionali di Inge Morath: prende avvio con le fotografie dei suoi esordi realizzate a Venezia del 1955, dove è nati la passione per la fotografia, per arrivare ai celebri reportage in Spagna, Inghilterra, Iran, Francia, Austria, Messico, Irlanda, Romania, Stati Uniti d’America e Cina. Un’ulteriore sezione è dedicata alla serie Mask, frutto della collaborazione con l’illustratore Saul Steinberg.
La mostra è arricchita da due nuove sezioni mai esposte prima in Italia, con istantanee a colori ricavate dai reportage che l’autrice, realizzò nel 1959 in Tunisia e nel 1960 presso la Striscia di Gaza.
Il visitatore potrà così approfondire il lavoro della fotografa attraverso una selezione di opere che attivano un dialogo fra la sua produzione in bianconero e quella a colori. Un rapporto, questo, che sarà analizzato all’interno del percorso espositivo con l’impiego di documentazione e pubblicazioni d’epoca, permettendo così di cogliere l’importanza del colore nel suo lavoro.
Come evidenzia John P. Jacop, primo direttore della Fondazione Inge Morath e autore di uno dei testi presenti nel catalogo: <<Nonostante un’apparente preferenza per il bianco e nero, la prova dell’importanza del suo lavoro a colori per la stessa Morath è supportata sia dall’elevata concentrazione di immagini a colori che ha selezionato per l’inclusione nel database Magnum Photos, sia dall’ampia raccolta di materiale a colori che ha conservato nel suo archivio personale>>.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo bilingue italiano-francese edito da Dario Cimorelli, con le riproduzioni delle opere e con i testi critici di John P. Jacop, Kurt Kaindl e Brigitte Blüml-Kaindl, Daria Jorioz e Marco Minuz.
Inge Morath (Graz 1923 – New York 2002)
Studia lingue nelle Università di Berlino e Bucarest e lavora come interprete per il Servizio americano d’informazione. Nel 1953 si unisce alla celebre agencia Magnum Photos, diventando membro ufficiale nel 1954. In quegli anni lavora, come assistente, per i fotografi Ernst Haas e Henri Cartier-Bresson. Nel 1955 pubblica la sua prima collezione di fotografie e alla fine della carriera si contano trenta monografie. Nel 1962 sposa il celebre scrittore Arthur Miller che era stato in precedenza marito dell’attrice Marilyn Monroe. La coppia ha due figli, Rebecca (diventerà una celebre regista e sceneggiatrice) e Daniel. Le sue fotografie hanno la forza di scavare nell’intimità delle persone ritratte e sono sempre il frutto di un percorso di conoscenza e vicinanza. Negli anni Duemila viene costituita la Fondazione Inge Morath e il suo archivio viene donato, per essere meglio conservato e studiato, all’Università di Yale.