“Bambino per sempre” di Giuseppe Cupperi è uno dei tre lavori vincitori del Premio BìFoto 2019, collegato al BìFoto Fest, il festival internazionale della fotografia in Sardegna giunto alla sua nona edizione. Si tratta di una selezione di un lavoro molto ampio che con grande delicatezza racconta la storia di Gabriele un ragazzo autistico non verbale con un grave ritardo mentale. Le immagini lo raccontano con gli occhi del padre fotografo che ha iniziato a riprenderlo come farebbe ogni genitore con i propri figli. Solo in un secondo momento Giuseppe Cupperi, grazie anche all’incontro con altri celebri fotografi cui ha mostrato il suo lavoro, ha compreso che le immagini che stava raccogliendo potevano costituire il corpus di un vero e proprio progetto. Quello che colpisce incontrando Giuseppe Cupperi e la sua famiglia è la serenità con cui nonostante le difficoltà non sempre facili da superare, affrontino la situazione. La stessa serenità che traspare dalle immagini, anche se Giuseppe stesso ammonisce non si tratta della norma, ma di una selezione di momenti che hanno un prima e un dopo che non sempre hanno lo stesso tenore. Personalmente sono rimasto colpito in modo particolare da un’immagine in cui si vede Gabriele in bicicletta con in testa quello che sembra un cestino giallo. Questo dettaglio mi ha rimandato immediatamente a una scena di Tommy l’opera rock di The Who diventata film nel 1975 con la regia di Ken Russell. In questa scena. il protagonista appare sulla spiaggia con la testa coperta da un cubo che lo isola dal mondo, immagine metaforica della condizione in è venuto a trovarsi in seguito a un evento traumatico. Una metafora che in parte si attaglia anche alla condizione di Gabriele, cui l’autismo impedisce e, a differenza di Tommy, impedirà sempre di crescere e relazionarsi con il mondo da adulto. Ma le analogie con il film di Ken Russell terminano sul piano iconico, perché se la storia di Tommy segue un classico percorso da romanzo di formazione, quella di Gabriele allo stato attuale delle conoscenze mediche prevede per lui solo un vita da eterno bambino. L’importanza di questo lavoro risiede a mio avviso non solo nel garbo con cui Giuseppe Cupperi lo ha saputo affrontare, ma soprattutto nella capacità di strappare quel velo che offusca la conoscenza di situazioni analoghe a chi non è direttamente coinvolto.
- 20 aprile 2020
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