© Gabriele Micalizzi
Presso il Museo di Santa Giulia, nell’ambito del 7° Brescia Photo Festival, fino all’1 Settembre sarà possibile visitare la mostra Legacy. Materia-Storia-Identità di Gabriele Micalizzi, fotoreporter italiano che, accanto al reportage di guerra, ha realizzato numerosi progetti di stampo umanitario, sociale e artistico.
A Brescia il fotografo milanese, esponente importante del collettivo Cesura, propone una selezione delle immagini realizzate durante avvenimenti della contemporaneità, riflettendo su di essi, ma anche sull’evoluzione del linguaggio fotografico.
Gabriele Micalizzi (Milano 1984)
È uno dei fondatori e componenti originali del collettivo Cesura. All’Istituto d’Arte della Villa Reale di Monza scopre la camera oscura e la fotografia. Per documentare la sua passione per i graffiti comincia a fotografare i suoi amici nei depositi di treni e metro. Continua a sperimentare i linguaggi visivi, realizzando i primi reportage. Nel frattempo si mantiene aprendo un piccolo studio casalingo con il tattoo artist Simone Mascia. Nel 2004 inizia il suo percorso professionale per l’agenzia fotogiornalistica NewPress seguendo eventi di cronaca, di politica e di sport. Le sue foto verranno pubblicate su testate giornalistiche locali e nazionali come il Corriere della Sera e La Repubblica. Nel 2005, dopo un’esperienza tra Australia e Indonesia come tatuatore, torna in Italia e l’anno successivo e si iscrive alla scuola del Fumetto a Milano. Qui studia illustrazione, in concomitanza a un corso di reportage presso l’Accademia di Fotografia John Kaverdash, dove conosce Sandro Iovine. Nel 2007 entra nello studio del fotografo Alex Majoli e nel 2008, sotto la direzione artistica dello stesso, fonda assieme al compianto Andy Rocchelli e altri tre fotografi il collettivo Cesura. Nel 2009 si avvicina per la prima volta alla fotografia di guerra in Afghanistan al seguito dell’esercito italiano e di quello francese. Nella primavera del 2010 documenta in Thailandia le rivolte delle “Camicie Rosse. Tornato in Italia comincia il primo capitolo del progetto Italians: The Myth, lavoro che porterà avanti negli anni successivi. Il progetto consiste in una ricerca antropologica sul “mammifero italiano” e su i suoi cliché; sulla decadenza di una cultura con radici profonde e una società controversa e anarchica. Nel 2011 ha documentato l’evolversi delle “primavere arabe” e le loro conseguenze in Tunisia, Egitto e Libia. Tra il 2012 e il 2014 ha coperto il conflitto della Striscia di Gaza e ha cominciato a documentare la nascita e l’ascesa dello Stato Islamico. In quegli anni ha testimoniato con le sue fotografie le proteste in Piazz Taksim a Istanbul e parallelamente quelle ad Atene, avvenute in risposta alle scelte del governo greco durante la crisi economica. Lì, inviato per il New York Times, viene ferito da un poliziotto mentre sta documentando gli scontri nella capitale greca. Nel 2014 torna in Libia per raccontare i conflitti interni, e ha la possibilità di essere uno dei primi a fotografare il generale Haftar. Nel 2016, incoronato da David La Chapelle e Oliviero Toscani, vince la prima edizione del Master of Photography, concorso televisivo internazionale trasmesso su SKY Arte. Nello stesso anno si occupa principalmente della situazione libica, assistendo alla liberazione della città di Sirte. Il risultato di questo reportage fotografico, Dogma, viene esposto alla Leica Gallery di Milano. Nel 2017 documenta la liberazione di Mosul (Iraq) e al-Raqqa (Siria), storiche capitali del califfato. Nello stesso anno fotografa lo storico concorso nazionale di bellezza Miss Italia per il calendario 2018. Nasce così il quarto capitolo del suo progetto personale Italians: The Myth. A maggio 2018 segue gli scontri nella Striscia di Gaza, dove migliaia di palestinesiprotestano contro l’inaugurazione della nuova ambasciata americana a Gerusalemme, in concomitanza con l’anniversario dei 70 anni della Nakba, l’occupazione israeliana dei territori palestinesi. Ogni venerdì, in diversi punti della Striscia di Gaza, i palestinesi manifestano in occasione della “Marcia del ritorno”. Nello stesso anno scatta per il numero speciale di Riders completamente dedicato alla vita di Valentino Rossi, e più tardi segue anche Andrea Iannone e la leggenda italiana Giacomo Agostini. Nel 2019 torna in Siria dove documenta l’avanzata curda contro l’ultimo bastione dell’ISIS. Da questa esperienza nascono due libri: In Guerra e una graphic novel dal titolo Non si muore di lunedì, in collaborazione con Elena Cesana, nota disegnatrice e sua compagna di liceo. Fortemente influenzato dalle colonne sonore poliziesche di suo zio Franco Micalizzi, noto compositore italiano, dà vita a Malamilano, progetto sulla città lombarda, in cui si concentra sulla criminalità e sul mercato della droga, seguendo per svariati mesi le nottate sulle gazzelle della radiomobile. Durante la pandemia Covid-19 documenta le aree più colpite d’Italia, ponendo l’attenzione sul lavoro del dottor Cavanna nelle zone rurali delle Valli piacentine.. Nel 2021 segue lo storico viaggio di Papa Francesco in Iraq e il controverso ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan durante l’offensiva talebana. Dirige inoltre una docu-serie sull’esperienza di Edgar Davids come allenatore di un club calcistico dell’Algarve. Collabora come consulente e fotografo di scena alla serie tv di Sky Blocco. Nello stesso anno documenta la guerra in Ucraina per WSJ, Die Zeit e Le Monde. I suoi reportage, da Mariupol sulla distruzione del teatro e sui sotterranei delle acciaierie Azovstal, sono stati trasmessi da Piazza Pulita su La7. Per il lavoro svolto in Donbass vince, insieme al collega Luca Steimann, la 62ª edizione del Premiolino, importante riconoscimento giornalistico.