Fino al 18 Gennaio 2025 il Centro Culturale di Milano ospita La geometria e la compassione, mostra di Ferdinando Scianna. Il fotografo siciliano di fama internazionale, che insieme a Camillo Fornasieri è anche curatore dell’esposizione, presenta sessanta fotografie original print in bianconero. Tra potenza espressiva e rappresentazione cruda della realtà, gli scatti esposti aprono una riflessione sul tema del dolore, attraverso vite al limite di persone emarginate e spesso ignorate.
Il percorso espositivo si costruisce attorno a una meditazione sul dolore, sulle sue declinazioni e sfumature in una società che tende a chiudere gli occhi davanti a realtà scomode e per tanto ignorate. Divisa in otto capitoli, la mostra tocca corde profonde, che hanno a che vedere con temi quali miseria, malattia, catastrofi, violenza, emigrazione, emarginazione, solitudine e, infine, la morte.
Più che invitare con i suoi scatti Scianna esorta dunque a non chiudere gli occhi davanti alle privazioni, ma ad accogliere invece le conseguenze dell’impatto con la sofferenza altrui. Perché è solo dalla comprensione del dolore, come afferma Scianna stesso, che possiamo godere a pieno titolo dei momenti di gioia. E anche nel dolore più cieco, risiede sempre la speranza di essere felici.
Come dice lo stesso Scianna: <<Niente si può esprimere senza geometria, senza forma, e la forma di ogni uomo e donna è la ricerca della felicità. Il dolore degli altri ci provoca compassione perché ci allontana tutti dal diritto a essere felici. Con questa mostra e il libro che l’accompagna ho voluto raccontare che anche nel più cupo dolore si scopre l’ansia di cercare la felicità>>.
In un percorso che affianca testo e immagine, per veicolare al meglio la potenza espressiva di entrambi i mezzi, l’artista restituisce dignità e memoria a volti dimenticati, a storie tanto reali e umane quanto lontane dai riflettori. Gli scatti appartengono ai numerosi reportage condotti dall’autore in giro per il mondo, come in Etiopia, Sudan, Bangladesh, India, Vietnam, Stati Uniti, Italia, Francia, America Latina e Libano.
A corredo della mostra è stato realizzato un catalogo edito da Silvana Editoriale, nell’ambito della Collana Quaderni del CMC.
Per maggiori informazioni: www.centroculturaledimilano.it
Ferdinando Scianna (Bagheria 1943)
Inizia ad appassionarsi alla fotografia fin da giovane, quando a sedici anni suo padre gli regala una macchina fotografica e comincia a ritrarre le compagne di scuola. S’iscrive alla Facoltà di Lettere e Filosofia presso l’Università di Palermo, dove seguirà diversi corsi senza tuttavia portare a termine gli studi, pur mantenendo una forte passione per queste materie che segneranno in modo tangibile il suo lavoro di fotografo. Nel 1963 Leonardo Sciascia visita quasi per caso la sua prima mostra fotografica, che ha per tema le feste popolari, presso il Circolo Culturale di Bagheria. Quando s’incontrano di persona, nasce immediatamente un’amicizia che sarà fondamentale per la carriera di Scianna. L’appoggio di Sciascia diventa per Scianna un lasciapassare importante per il mondo dell’editoria ed il fotografo siciliano riesce ad ottenere la sua prima pubblicazione. Nel 1965 pubblica Feste religiose in Sicilia, con testi e prefazione del noto scrittore Leonardo Sciascia. Il libro è frutto di tre anni di lavoro e riceve il prestigioso Premio Nadar nel 1966. Nel 1967 Scianna si trasferisce a Milano dove inizia a collaborare come fotoreporter con il settimanale L’Europeo, diventandone in seguito inviato speciale e poi corrispondente da Parigi. Torna ripetutamente in Sicilia per documentare i volti della sua gente e le tradizioni popolari ancora vive nell’isola. Nel 1977 pubblica in Francia Les Siciliens, con testi di Dominique Fernandez e Leonardo Sciascia, e in Italia La villa dei mostri, con introduzione di Leonardo Sciascia. A Parigi scrive per Le Monde Diplomatique e La Quinzaine littéraire e conosce Henri Cartier-Bresson, le cui opere lo avevano influenzato fin dalla gioventù. Il grande fotografo lo introdurrà nel 1982 come primo fotografo italiano nell’agenzia fotografica internazionale Magnum Photos, di cui diventerà membro effettivo nel 1989. Nel frattempo stringe amicizia e collabora con vari scrittori di successo, tra i quali Manuele Vàzquez Montalbàn (che qualche anno più tardi scriverà l’introduzione di Le forme del caos, 1989), che conosce quando si reca in Spagna in occasione di un servizio sulla Guerra Civile Spagnola. Scianna viene contattato da Dolce & Gabbana, allora agli esordi nel mondo della moda, per realizzare una campagna pubblicitaria con un budget bassissimo. Scianna accetta senza troppa convinzione e senza entusiasmo. La campagna fu scattata in Sicilia, il team di lavoro era composto solamente dai due stilisti, il fotografo e la modella Marpessa Hennink, che non avendo truccatori si truccava e pettinava da sola. Questo servizio aprì a Scianna le porte di Vogue e di Grazia, con cui collaborò molto negli anni Ottanta, affermandosi nell’alta moda e in pubblicità come uno dei fotografi più richiesti. Nel 1995 ritorna ad affrontare i temi religiosi, pubblicando Viaggio a Lourdes, e nel 1999 vengono pubblicati i ritratti del famoso scrittore argentino Jorge Luis Borges. Nel 2003 pubblica Quelli di Bagheria, in cui propone gli scatti iniziali realizzati tra amici e parenti. Con il concittadino Giuseppe Tornatore, in occasione del suo nuovo film Baarìa, pubblica nel 2009 il libro fotografico Baaria Bagheria.