Fabiola Di Maggio
L’uomo fotografico. Cultura della fotografia contemporanea
Emuse

di Rosamaria Brunno
4 Gennaio 2025108

Questo volumetto di Fabiola Di Maggio, con i suoi tre capitoli, è uno scritto “matrioska” che, a partire da un’iniziale considerazione: “Più si scattano e si guardano fotografie, più si legge e si scrive il mondo”, nel suo dipanarsi innesca una serie di significati che si compenetrano in maniera crescente. Sì, innesca, perché la Di Maggio accende l’interesse del lettore, accompagnandolo nel proprio percorso di discernimento come se gli stesse accanto, sminuzzando e sviluppando riflessioni e argomentazioni senza mai usare un linguaggio complesso o toni perentori, ma solleticando curiosità, dubbi, interrogativi.

I contenuti di matrice antropologica che attraversano il saggio si sviluppano attraverso tre referenti: il mito, la poesia e l’utopia. Inoltre non mancano le note di approfondimento, un corredo fotografico interessante e una ricca bibliografia; tutti elementi che concorrono a fare del saggio un taccuino di meditazione e studio su cui poter ritornare più volte.

L’incipit ci ricorda che la fotografia è tra le più giovani di tutte le arti visuali. Essa nacque con una dinamica alchemica che ne fece quasi un’epifania del magico, del surreale, dell’onirico. Il saggio, pertanto, analizza come e perché la fotografia ha il potere di creare il mondo, in cui si stratificano immagini reali e astratte grazie anche alla macchina fotografica e all’uso ambizioso ed eversivo che ne può fare il fotografo. Questi si avvale della sua facoltà fotografica, ossia quel generativo incontro tra l’intensità visiva e la densità immaginale e iconica della realtà, che si farà riverbero referenziale condiviso. Un’immagine iconica, infatti, evoca emozioni, memorie, riflessioni e il suo autore si pone quasi come poeta vate, cioè capace di spirito profetico perché addestratosi a intuire, registrare e trasfigurare momenti poetici e utopici. La fotografia è, dunque, impeto e raziocinio col quale aprirsi anche allo sperimentalismo, così da muoversi verso nuove frontiere, come ha fatto sempre l’uomo faber di leonardesca memoria. La narrazione fotografica, inoltre, si avvale di molteplici e possibili connessioni di significati che, come ci mostra l’autrice, ciascuno individuerà a suo modo, come accade anche per la musica o la poesia. Le alterità visuali, infatti, sono il riflesso del potere immaginifico della fotografia, che per esistere necessita del suo autore, colui che dovrà muoversi dentro la luce o la sua assenza, attraversando col proprio sguardo spazio, forme, colori e tempo, esplorando i territori della commistione e della trasformazione per cercare una chiave di lettura del reale e dell’immaginario. Come scrive l’autrice: “La fotografia è un atlante fluido e mutevole dove viaggiamo con l’immaginazione … le fotografie sono atti di resistenza creativa e concettuale”, per questo oggi non potremmo più farne a meno. Esse ci consentono di attraversare, frantumare e sognare la realtà per innovarla e riprodurla in modo personale.

 

Editore: Emuse (Milano) – Anno: 2022 – Pagine: 92 – Dimensioni: 15x20x0,5 cm – Rilegatura: Brossura – ISBN: 978-88-32007-50-3.