Evan Vucci
“Attack on Trump – Butler”
2024

di Enzo Gabriele Leanza
20 Gennaio 202567

© Evan Vucci

 

Può una singola foto cambiare il corso della Storia? Questa è la domanda che all’indomani di quel fatidico 13 Luglio 2024, giorno dell’attentato a Donald Trump, tutti ci siamo posti.

Pochi millimetri per quel proiettile, così come pochi decimi di secondo per la foto che ha raccontato l’immediato post, avrebbero potuto cambiare tutto.

Per pochi millimetri infatti il candidato presidente non è stato ucciso, così come per altrettanti pochi millimetri è stato sfiorato da un proiettile che ha offeso, in maniera non grave, il suo orecchio destro. Grazie a pochi ma significativi decimi di secondo il fotoreporter dall’Associated Press Evan Vucci ha colto l’immagine diventata simbolo, non solo di quel momento, ma di un’intera campagna elettorale.

Un accadimento del genere già in sé rappresenta un fatto gravissimo e tale sarebbe stato anche se il protagonista non fosse stato uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo, ma l’enfasi mediatica e la statura, non morale, del soggetto hanno fatto sì che la eco dell’evento fosse enorme.  Grande risonanza hanno certamente avuto le immagini video che, rimbalzando in tempo reale ai quattro angoli del pianeta, hanno mostrano integralmente la concitata azione, ma ancor di più ne ha avuta lo scatto di Vucci che racconta, in maniera icastica, non dello sparo in sé ma dell’immediata reazione di Trump.

Come in un rarissimo allineamento di “astri”, la scena che il fotografo americano s’è trovata davanti è stata quella di un uomo che, nonostante fosse circondato dalle sue guardie del corpo, è riuscito a sfuggire quel tanto che basta alla loro morsa protettiva, per mostrare all’America e al mondo non solo il suo volto segnato dall’ematico esito del colpo subito, ma tutto il suo orgoglio e la sua forza, racchiusi nel ghigno della sua bocca che urla “fight … fight”, mentre con il pugno alzato sembra imbracciare la bandiera americana, che sventola alle sue spalle.

Lo scatto di Vucci realizzato da un punto di ripresa più basso rispetto al soggetto non solo ne ha monumentalizzato la figura, ma è risultato talmente perfetto da sembrare posato e perfino citazionista. La presenza di quella bandiera infatti ha sicuramente riportato alla memoria di molti l’iconica immagine, questa sì costruita a tavolino, delle truppe americane che issano il vessillo federale ad Iwo Jima sul finire della Seconda Guerra Mondiale.

Nemmeno i migliori artisti romani, totalmente asserviti alla propaganda imperiale avrebbero saputo rendere – nel loro caso attraverso il marmo – un servizio così preciso al potere, ma una preoccupazione del genere, forse, non deve appartenere a un fotoreporter nel pieno della sua funzione, che in ultima analisi è quella di raccontare un fatto attraverso delle immagini.

Vucci in questo è stato un grande professionista, attento, freddo, chirurgico nel cogliere l’attimo decisivo, che poi questo suo “gesto” abbia cambiato il corso di un’intera campagna elettorale non è responsabilità sua.

Il fotografo scatta, il giornale pubblica, il commentatore politico s’interroga, il politico sfrutta e come sappiamo dalle cronache dei mesi successivi, Trump ha vinto le presidenziali e proprio oggi s’insedia per la seconda volta alla Casa Bianca, con il suo ciuffo impertinente, con il suo atteggiamento sempre politically uncorrect e con la sua aura, accresciuta anche da questa fotografia, di vincente.

Questa nuova presidenza, la prima di un uomo condannato, si apre all’insegna della provocazione (Canada, Groenlandia, Panama, deportazioni, NATO, Europa) e con una marea di dubbi su quali saranno i destini degli USA e del mondo nei prossimi anni.

Era già tutto scritto o quel giorno a Butler in Pennsylvania è cambiata la Storia?

 

 

 

Evan Vucci (Olney 1977)

È un fotoreporter americano, capo dell’Associated Press a Washington D.C., che scatta e produce sia progetti fotografici che video in tutto il mondo su vari argomenti tra cui lo sport, l’esercito e la politica degli Stati Uniti. Nel 1995 s’è iscritto al Rochester Institute of Technology per intraprendere un percorso formativo indirizzato alla fotografia commerciale. A Rochester ha conosciuto casualmente il fotoreporter Michael Williamson ed è rimasto profondamente colpito dalle sue immagini e dall’avventurosità della sua vita, a tal punto da cambiare specializzazione e virare verso il fotogiornalismo. Nel 2021 ha fatto parte del team di reporter dell’Associated Press che ha vinto il Premio Pulitzer per la Fotografia.