© Elisa Liverani
Dalla camera ottica in poi, utilizzata in pittura da artisti come Vermeer e Canaletto, è apparso evidentemente come tutti i “congegni” derivati dalla camera obscura abbiano una fortissima vocazione prospettica. Ovviamente la fotocamera, se opportunamente utilizzata, non difetta in tal senso.
Non servono necessariamente studi specifici per scoprire questa potenzialità, anche se gli architetti-fotografi, vedi Basilico e molti suoi colleghi, hanno manifestato una capacità di livello superiore nel raccontare il mondo inteso come contenitore di opportunità, non solo visive.
A questa tendenza non si sottrae nemmeno l’architetta-fotografa romagnola Elisa Liverani, che, applicando il suo sguardo ai “mirabili resti” dell’ex Pastificio Ghigi di Rimini, realizza un piccolo capolavoro di osservazione.
Lo spazio mostrato è minimale, circoscritto dai suoi confini architettonici, ma totalmente privo di elementi, fatte salve le tracce scomposte di writers da strapazzo ed i cespugli che pian piano riprendono vita proprio là dove alla natura sembrava negato ogni sviluppo.
Nonostante la pochezza degli elementi in gioco, l’area post-industriale fotografata cattura lo sguardo di chi osserva questa immagine, grazie al suo taglio quadrato, alla sua rigorosa costruzione in prospettiva centrale, che suggerisce una sensazione di incredibile profondità, e alle “scritture di luce” che donano movimento e vita a uno spazio forse definitivamente morto.
Quello realizzato dalla Liverani però non è solo un eccellente esercizio visivo, ma un’amara riflessione su un mondo scomparso, di cui rimangono solo i contorni che via via spariscono erosi dall’azione costante del tempo. E proprio col tempo gioca la fotografa, un tempo che non c’è più ma che ritorna presente per una frazione di secondo breve ma sufficiente a suggerirci quella che il mio amico Giovanni Cecchinato chiamerebbe la “serena inquietudine del paesaggio”.
Elisa Liverani (Forlimpopoli 1980)
Dopo gli studi artistici ha conseguito la Laurea in Architettura presso l’Università di Bologna, sede di Cesena. Da una decina di anni si dedicata alla fotografia analogica, in medio e piccolo formato e allo sviluppo e stampa in camera oscura. Ha frequentato per due anni i corsi di Fotografia all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, tenuti dal fotografo Michele Buda. Ha avuto la fortuna di conoscere Guido Guidi e di frequentare il suo studio di Ronta.