Maestre, insegnanti, ostetriche, ricamatrici, sarte, casalinghe, mogli, madri. Profumano di biscotti e marsiglia, artiste del pane, giocoliere di scacce, pizze, e pastizza, intrecciano fili, allacciano legami, gettano ponti. Con in mano forbici e forbicine hanno cucito e ricamato il futuro dei loro figli e lo hanno riposto nel cassetto più recondito del comò, vero caveau di una casa futura ma già intrisa di ricordi e tradizioni familiari, innovazione e passione.
Le donne della nostra terra raccontano da sempre i luoghi dell’anima della nostra vita con mille parole, con altrettanti gesti, occhiate, sorrisi accennati, un assenso col capo, un sopracciglio inarcato a dire un “no” discreto, fermo e sicuro ma pieno di pace, equilibrio.
Hanno detto tutto in un minimo dettaglio. L’hanno fatto in molti modi. Un po’ streghe, un po’ maghe, profonde conoscitrici di erbe e unguenti che sanificano corpo e anima, le nostre donne hanno curato, nutrito coccolato generazioni di noi. Lo hanno fatto cantando ninne nanne dolcissime. Lo hanno fatto con fatica e sudore della rinuncia, del silenzio, della sottomissione apparente.
La mostra dell’Unitre di Modica Donne e ricordo – esposta presso Palazzo dei Mercedari fino al 6 Ottobre nell’ambito delle attività espositive del Premio Luce Iblea 2024 – propone istantanee che parlano di un patto silenzioso: io mi metto in posa, tu mi fotografi. Un patto che ci porta a volo d’uccello sugli Iblei a cogliere la vita delle nostre donne. I loro abiti, i loro ritratti sono cammei preziosi attraverso i quali si svela una comunità la cui solidità traspare nelle trame di un bianco e nero che lascia immaginare colori mai sbiaditi del tutto. Non solo donne degli Iblei; ma anche figure di personalità femminili che con la nostra terra hanno avuto a che fare. Hanno sposato i nostri uomini, o si sono stabilite qui per lavoro. Insomma alla resa dei conti hanno adottato la nostra casa terra e sono diventate un’unica cosa con noi.
A presentare questa raccolta di figure sono i soci dell’Unitre di Modica: hanno aperto i cassetti dei loro ricordi più cari e ne hanno fatto dono prezioso alla comunità divenendo testimonianza per immagini di come le nostre donne si vestivano, come si presentavano al fotografo, della loro gioventù ferita dalle guerre, della capacità di intraprendere professioni in un’epoca in cui ricostruire era la parola d’ordine, ci parlano della dignità di una bellezza del corpo mai sguaiata, mai ostentata, della fierezza di essere protagoniste della loro vita.
“Donne e ricordo” stato un appello a cui i soci hanno aderito con entusiasmo certi che narrare è un modo per non dimenticare anche chi è stato artefice paziente di educazione e affetto. In questa altalena di emozioni la fotografia gioca un ruolo fondamentale. È a volte solo ciò che resta di una famiglia, a volte svela frazioni di narrazione che rimangono sullo sfondo a dirci che là, in quel tempo e in quel luogo, con quelle persone si incastonò la profondità di una vita. Narrazione, ma anche documento. Ringraziamo tutti i soci che hanno voluto partecipare con il gesto della raccolta della memoria perché questo gesto è stato prezioso. È, e resta un dono che l’Unitre ha voluto fare alla sua Modica.