Architetture e Città nel Corno d’Africa
MAXXI – L’Aquila
Fino al 10 Novembre 2024

di Redazione Spectrum Web
30 Ottobre 202469

Fino al 10 Novembre, presso il MAXXI L’Aquila, sarà possibile visitale la mostra Architetture e città nel Corno d’Africa. Un patrimonio condiviso.

La mostra intende proporre una riflessione sul complesso processo di decolonizzazione del patrimonio architettonico in Etiopia, Eritrea e Somalia attraverso lo sguardo contemporaneo di artisti, architetti e studiosi locali ed europei. Al tempo stesso l’esposizione intende contribuire alla ricostruzione della vicenda coloniale rintracciando dagli archivi alcune storie di progettisti, edifici, città utili a tracciare una connessione con il presente.

Oggi i paesi del Corno d’Africa continuano da un lato a soffrire, seppur in misura diversa, gli effetti di conflitti mai completamente estinti, dall’altro però mostrano di avere l’energia e la visione necessarie alla costruzione di un futuro fatto di voglia di crescere e consapevolezza del passato. Il primo passo per questo slancio verso il futuro sembra essere la riconsiderazione – operata in modi e forme diverse – del lascito del periodo coloniale che li accomuna. Un lascito che ovviamente non nasconde le diverse condizioni di partenza su cui si è innestata l’azione coloniale in Etiopia, Eritrea e Somalia, e che si concretizza oggi in un cospicuo patrimonio architettonico e urbano. Sviluppata in dialogo con esperti e interlocutori locali, la mostra ha quindi come obiettivo di comprendere come questo possa esser considerato un patrimonio condiviso, pur nei modi molto diversi in cui sopravvive (o soccombe) nei tre paesi: dalla conservazione consapevole di Asmara alla trasformazione di Addis Abeba fino alla devastazione di Mogadiscio.

Nel corso del periodo coloniale si è assistito a una massiccia azione architettonica e urbana portata avanti da professionisti italiani sia su iniziativa pubblica che privata. Questa attività largamente diffusa ha visto moltissimi progettisti italiani impegnati in Eritrea, Etiopia e Somalia: tra questi vi sono autori più noti come Carlo Enrico Rava, autore dell’albergo Croce del Sud a Mogadiscio, o Cesare Valle e Ignazio Guidi, redattori del piano regolatore di Addis Abeba, cui avevano in qualche modo partecipato anche Gio Ponti, Giuseppe Vaccaro, Enrico Del Debbio, ma anche progettisti meno conosciuti, che trovano in questi paesi ampie opportunità di realizzare architetture di pregio e interi brani di città.

Tra gli italiani che hanno avviato la propria attività nel periodo coloniale per poi continuare a lavorare intensamente anche nei decenni successivi, la mostra dedica un’attenzione particolare al lavoro di Arturo Mezzedimi in Eritrea e Etiopia e a quello di Veglio Bertani in Somalia. Si tratta infatti di due figure le cui vicende biografiche e professionali aiutano a comprendere una rete di scambi e relazioni che va ben oltre il periodo coloniale.

In mostra è dunque raccontata l’eredità della corposa attività progettuale italiana, opera di architetti e urbanisti noti e meno noti, che nel Corno d’Africa “resiste” come frammento di un patrimonio importante per riconsiderarlo alla luce di nuove conoscenze e nuove sensibilità.