Giovedì 6 Febbraio, alle ore 21, nuovo appuntamento con Parliamo di FotograFIAF.
Protagonista di questo incontro sarà Moira Ricci, fotografa e artista italiana, che affronta in profondità, tramite fotografia, video e installazioni, temi di natura personale e autobiografica, come la storia familiare e l’identità in rapporto alle proprie radici, e questioni di forte rilevanza sociale. Muovendosi in una zona di limine tra verità e finzione, le sue narrazioni ci trasportano all’interno della sua visione personale, sempre sorprendente.
L’artista toscana sarà in conversazione con Claudia Ioan (Direttrice del Dipartimento Didattica e del Dipartimento Giovani FIAF) e con Silvano Bicocchi (Vice-Direttore del Dipartimento Cultura ed Editoria FIAF).
Per partecipare al talk occorre prenotarsi qui:
https://us02web.zoom.us/…/reg…/WN_N5sn5YecSAird7cVfndrGw
Moira Ricci (Orbetello 1977)
Artista toscana il cui lavoro è inscindibilmente connesso all’identità, alla geografia e al carattere del territorio in cui è nata e cresciuta: la Maremma. Negli anni ha dedicato molta della sua ricerca e produzione a indagare miti e immaginari rurali riflettendo così sulla sua storia familiare e, allo stesso tempo, sulla condizione e il destino del lavoro contadino. Le vicende biografiche, in effetti, sono l’epicentro emotivo e narrativo del lavoro di Moira Ricci, che si muove agilmente tra media e formati assolutamente diversi. Fotografa di formazione, nella sua produzione conduce un percorso sul crinale che separa verità e finzione attraverso una continua manipolazione delle immagini. In 20.12.53-10.08.04 l’artista modifica numerose foto estrapolate dall’album di famiglia, inserendo in maniera mimetica il suo autoritratto al fianco della madre scomparsa. Una collisione temporale che consente all’artista di affrontare il trauma della perdita, di colmare idealmente la distanza con la madre, recuperando attimi di storia familiare fissati dalle fotografie, relegati nel loro tempo sospeso. Attraverso una finzione l’artista realizza nuove immagini del passato che risuonano però come autentiche, per lo struggimento che si percepisce vedendole. In Da buio a buio (2009) utilizza invece con un procedimento opposto, per tradurre immaginari in immagini. In questo lavoro, infatti, rimette in vita storie di creature misteriose come la bambina cinghiale, l’uomo sasso o quella del lupo mannaro, che rielabora attraverso immagini, fonti d’archivio e video esasperandone la storia e l’atmosfera. Se in Andata e ritorno (2019) l’artista torna sui temi dell’orgoglio delle comunità contadine attraverso una grande installazione di collage e specchi realizzata attraverso la rielaborazione di centinaia di foto degli album fotografici delle famiglie di Gibellina prima del terremoto del Belice, in uno dei suoi ultimi lavori, Monda flago (Bandiera del mondo in esperanto), sembra allontanarsi dai temi affrontati sinora realizzando una bandiera di stoffa di sei metri, come tributo alla storia di Antonio Ratti, in cui i simboli e i segni di 254 Paesi del mondo diventano architetture, paesaggi e personaggi di storie e narrazioni fantastiche, oltre ogni confine. Un arazzo moderno dalle atmosfere digitali che è il risultato della destrutturazione di tutte le identità nazionali e del loro rimescolamento in una storia e in un paesaggio comuni.