Lo scorso 21 Gennaio nella sua Torino, città dove era nato nel 1961, è morto il critico d’arte Luca Beatrice.
Laureato in Storia del Cinema presso la Facoltà di Lettere all’Università degli Studi di Torino, ha conseguito il diploma di specializzazione in Storia dell’Arte presso l’Università degli Studi di Siena, sotto la direzione di Enrico Crispolti.
Curatore e critico d’arte contemporanea tra i più noti del panorama italiano, ha cominciato la sua carriera verso la fine degli anni Ottanta, curando alcune mostre sul futurismo torinese. Recentemente era stato nominato Presidente della Quadriennale di Roma.
Ha insegnato in numerose istituzioni pubbliche e private, tra le quali l’Accademia di Belle Arti di Palermo, l’Accademia di Brera e lo IULM di Milano, l’Accademia di Helsinki, lo IAAD, lo IED e l’Accademia Albertina di Torino.
Ha anche collaborato con riviste d’arte come Tema celeste e Flash Art e ha pubblicato numerosi saggi di critica d’arte e musicale.
Dal 2003 al 2005 è stato curatore della Biennale di Praga e nel 2009, insieme a Beatrice Buscarioli, ha curato il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia.
È stato un intellettuale dichiaratamente di destra, con un’ammirazione sconfinata per Silvio Berlusconi e per la sua guasconeria, che in parte condivideva come modo di essere.
Negli anni ha collaborato con giornali come Libero e Linkiesta e, mentre era Presidente del Circolo dei Lettori di Torino, è stato protagonista di alcune prese di posizione controverse, come quella del 2017 contro l’installazione di opere d’arte contemporanea, purtroppo poi vandalizzate, al di fuori del centro di Torino, operazione da lui contestata secondo il principio che esistono “luoghi dove la bellezza e la cultura non arrivano” e che andrebbero “lasciati al loro triste destino”.
Per Libero ha scritto un decalogo per il nuovo intellettuale di destra chiamato a prendersi cura di politiche culturali e anche un contestatissimo articolo sul matrimonio di Paola Turci e Francesca Pascale, che è stato tacciato, a buona ragione, di misoginia, omofobia e xenofobia.
Ovviamente Spectrum non condivide queste sue ultime posizioni, ma fedele al principio che il mondo dell’arte è uno spazio aperto e non politicamente condizionato e condizionabile ne ricorda la figura di curatore, docente e saggista.