Giuseppe Simone Aielli
1966-2024

di Enzo Gabriele Leanza
14 Gennaio 202591

Esattamente un anno fa a Bologna, il 14 Gennaio 2024, veniva a mancare all’affetto dei suoi cari e dei suoi tanti amici Giuseppe Simone Aielli.

Simone (così lo chiamavo io) era nato nel 1966 a Teramo ed era un ingegnere talentuoso e molto creativo, che da molto tempo aveva fatto della fotografia una delle sue forme di comunicazioni con il mondo, abbracciando con affetto quest’arte, per custodirla con rigore e passione accanto alla sua prima forma di espressione: la musica.

Negli anni Simone s’era distinto per capacità di osservazione e per voglia di raccontare le sue esperienze di viaggio, di frequente a piedi, che in alcuni casi ha raccolto in preziosi volumi autoprodotti, dallo scatto alla stampa.

Da questi viaggi intensi e faticosi – spesso condotti con l’amatissimo figlio Leonardo al suo fianco – sono nate, tra le mura della sua casa/studio bolognese, perle editoriali come Via degli Dei, Isola dei Fantasmi e Rigopiano.

Questi libri sono stati il frutto del suo essere un fotografo-artigiano, specializzato nella post-produzione e nella stampa digitale, ma non solo, infatti, poco prima di lasciare questo mondo GSA (come spesso si firmava) s’era imbarcato in tre imprese non da poco che si sono aggiunte al suo già corposo know-how: la corniceria, la legatoria e la liuteria.

Ho avuto il privilegio di conoscere e frequentare assiduamente Simone durante il mio triennio bolognese e poi anche in seguito nonostante le distanze. Ci siamo conosciuti grazie a Spectrum, di cui lui aveva letto su Fotocrazia di Michele Smargiassi e, visto che aveva scoperto che abitavamo relativamente vicino, aveva voluto incontrarmi.

Nel giro di poche battute e di una birra al Caffè Impero di Via Indipendenza era nata un’amicizia, che è cresciuta forte nel corso del breve arco di tempo in cui abbiamo potuto frequentarci.

Uomo schietto, diretto e sincero, Simone non era una persona che le mandava a dire, ma ti spiattellava la sua opinione, spesso abrasiva, direttamente in faccia e con lui non sono mancate le discussioni su arte, libri, politica, famiglia e donne, sempre risolte con un reciproco accrescimento.

Non sono mancate nemmeno le “gite fuori porta” – come quella a Senigallia da Simona Guerra (quando appresi della sua malattia), quella a Bergamo e Brescia per vedere delle mostre e incontrare Gabriele Chiesa, quella a Possagno per andare alla Gipsoteca Canova, quella a Castelfranco Veneto per il Festival OMNE, quella alla MLB Gallery di Ferrara per incontrare Simona Ghizzoni, quella a Pistoia per la mostra di Aurelio Amendola, quella a Savignano sul Rubicone per il SI Fest e tante altre ancora – così come non sono mancate le mangiate fuori (mitico il pranzo alla Caciosteria di Pavana a caccia di Guccini o la cena alla Bisteccatoscana di Pistoia in cui abbiamo divorato una fiorentina di brontosauro) o quelle a casa sua, dimora dalle porte sempre aperte per gli amici più cari.

Simone mi diceva spesso che gli rimaneva poco da vivere e io gli rispondevo che non era vero, dato che era sopravvissuto a un viaggio in Sicilia nel mese di agosto quanto ci siamo ritrovati (pazzi incoscienti) al Teatro Greco di Siracusa all’ora di pranzo nel giorno in cui, a pochi km di distanza, sono stati raggiunti i 49,8 °C, temperatura europea record da quando vengono effettuate questo tipo di misurazioni.

Purtroppo aveva ragione lui e quando è arrivato il messaggio di Leonardo che annunciava la sua morte la notizia è stata atroce e mi ha fatto ripensare, in un attimo, a tutto quello che avevamo vissuto assieme ed a tutto quello che avremmo ancora voluto fare, a cominciare da un viaggio alla Casa della Paesologia di Bisaccia per incontrare Franco Arminio, i cui scritti proprio lui mi aveva fatto conoscere.

Per me essere amico di Simone è stato un onore immenso e Spectrum, dai suoi consigli, ha tratto non pochi vantaggi in termini di riflessione e di metodo. A proposito di metodo, proprio lui era stato l’artefice di un progetto, che avremmo dovuto fare insieme, di un Festival della Fotografia di Montagna da proporre nel suo amato Appennino e per il quale abbiamo sfiorato il finanziamento di Strategia Fotografia 2021.

Purtroppo il suo tempo terreno s’è concluso troppo presto, ma l’eredità che ha lasciato è profonda, così come dimostrato dalla partecipatissima cerimonia di commiato che s’è svolta il 18 Gennaio dello scorso anno in quel del Cimitero Monumentale di Bologna, uno dei momenti più tristi e al tempo stesso più belli della mia vita.

Purtroppo le persone che sono “andate” non possono ritornare, ma restano per sempre nei ricordi di chi le ha amate.

Ciao Simone, io continuo a tenere il tuo numero di telefono e la tua fotografia tra i preferiti del mio cellulare, non si sa mai dovessi chiamare per bere insieme un’altra delle tue meravigliose birre.

Buona luce ovunque tu sia!