© Virgilio Bardossi
Da grande reportagista e maestro del bianconero, il fiorentino Virgilio Bardossi, dopo aver girato il mondo, ha scelto la Romania come seconda casa. Sono lunghi i periodi dell’anno che trascorre nell’antica Dacia e in particolar modo nella pittoresca regione del Maramures.
Della vita della gente del posto Virgilio, negli anni, ha offerto al pubblico italiano e internazionale mirabili esempi di capacità fotografica, in un sapiente equilibrio tra etica ed estetica.
Capace di entrare in contatto profondo con i suoi soggetti, il maestro Bardossi ha fatto del ritratto una delle sue cifre stilistiche maggiormente identitarie. In particolar modo ha saputo operare sul campo come se lavorasse in studio, con un perfetto controllo della luce e soprattutto con un perfetto dialogo visivo ed emotivo con i suoi soggetti.
Spesso con le persone fotografate non può esserci un lungo colloquio conoscitivo, ma a Virgilio sono sempre bastate poche parole e pochi sguardi per entrare in sintonia con la gente e per ricevere in cambio piena fiducia nella sua onestà intellettuale e visiva.
Lo scatto che prendiamo in considerazione in questa sede appartiene a uno dei tanti incontri casuali che ha fatto nel Maramures. In questo caso si tratta di una piccola carovana di zingari con cui ha avuto modo di interagire per pochi istanti. Il gruppo “catturato” al volo, mentre stava per rimettersi in cammino a bordo di un misero carro trainato da un cavallo, è costituito da quattro donne e altrettanti bambini. Il ritratto corale non è stato “rubato”, ma è stato organizzato seppur nei tempi brevi che la situazione imponeva. Tutti i soggetti, piccoli compresi, sono infatti consapevoli di essere ripresi e quindi appaiono fortemente partecipi e attivi nella relazione bidirezionale con il fotografo. Tra tutti emerge prepotentemente la donna più giovane posta al centro dell’inquadratura, che funge da asse dell’intera immagine e si impone sulla scena grazie alla sicurezza e all’intensità del suo sguardo profondo e arguto.
Anche gli altri sguardi sono partecipi seppur meno intensi e le espressioni appaiono in diversi modi distese, con tratti di curiosità generata dall’improbabile interesse che uno straniero ha manifestato nei confronti della loro vita lontana dai clamori della modernità. Ma è proprio questo aspetto che più affascina Bardossi, che si confronta sempre con soggetti “veri” nel loro contesto di vita.
Fosse stato un pittore, Bardossi sarebbe stato un Courbet toscano e la sua stessa origine non è un dato irrilevante nella lettura di molta sua fotografia. La Toscana infatti non è solo Firenze, ma è soprattutto campagna, luogo, almeno un tempo, caratterizzato da fatica e povertà. Bardossi non ha vissuto sulla sua pelle questa fatica, ma l’ha certamente metabolizzata attraverso racconti familiari e prossimità territoriale e con grande attenzione e dignità ce la restituisce. Aggiungiamo anche che da buon fiorentino il nostro fotografo ha fatto suo anche un altro aspetto non secondario per chi si esprime attraverso le immagini: un profondo e naturalissimo senso della composizione e delle proporzioni.
Tutti questi fattori concorrono, in questa come in altre sue opere, a far sì che le sue immagini siano sempre molto apprezzate per equilibrio, essenzialità e umanità.
Virgilio Bardossi (Fiesole 1945)
Ha iniziato a fotografare nel 1973, manifestando una spiccata predilezione per il bianconero, tanto da essere considerato un maestro della camera oscura e ora della camera chiara. Molto attivo in ambito amatoriale, ha sempre realizzato mirabili immagini pluripremiati nei concorsi nazionali e internazionali. È stato tra i primi “concorsari” italiani a superare il limite dell’immagine singola, per lavorare per serie d’immagini e per long term project. Per lungo tempo è stato una delle punte di diamante della “nazionale fotografica italiana” che s’è distinta nelle varie Coppe del Mondo FIAP per nazioni, dove Bardossi ha anche vinto numerosi premi individuali. Tali risultati gli hanno permesso di ottenere i più prestigiosi riconoscimenti internazionali (MFIAP e EFIAP/d3) e nazionali (IFI). Nel corso degli anni ha realizzato numerose cartelle d’immagini a tiratura limitata e libri fotografici, tra i quali ricordiamo quello sul Tibet, quello sul fenomeno dell’acqua alta a Venezia e quello sul Maramures. La sua intensa attività in Romania gli è valsa il riconoscimento di Socio onorario da parte della Federazione Fotografica Rumena (AAFR). Nel 2010 il suo lavoro fotografico è stato oggetto di studio per la realizzazione della tesi di laurea della studentessa Valentina Incatasciato dell’Università di Catania.