Fino al 2 febbraio 2025 Palazzo Reale a Milano presenta Ugo Mulas. L’operazione fotografica, una delle più ampie e dettagliate retrospettive dedicate al grande fotografo italiano.
Curata da Denis Curti e Alberto Salvadori, la mostra propone un taglio inedito che trova il suo principale nucleo narrativo nella città di Milano, colta nelle sue molteplici sfaccettature.
Oltre 250 immagini, di cui molte mai esposte prima d’ora, preziosi scatti vintage, documenti, libri e filmati, ripercorrono l’intera produzione di Ugo Mulas: dal teatro alla moda, dai ritratti di artisti internazionali, protagonisti della Pop Art americana, a intellettuali, architetti, e personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo – quali Buzzati, De Chirico, Duchamp, Johns, Lichtenstein, Miller, Montale, Nevelson, Ponti, Quasimodo, Strehler, Warhol e molti altri – dalle città fino al nudo e ai gioielli.
Ugo Mulas (Pozzolengo 1928 – Milano 1973)
Nel 1948 dopo il liceo classico si trasferisce a Milano dove lavora come istitutore per mantenersi agli studi di Giurisprudenza. Fra il 1951 e il 1952 si iscrive a un corso serale di disegno di nudo all’Accademia di Brera e inizia a frequentare il Bar Jamaica, luogo di ritrovo di intellettuali e artisti. Terminati gli studi decide di non laurearsi. Milano nel dopoguerra, la sua periferia, il Bar Jamaica e le sale d’aspetto della Stazione Centrale dove trovano rifugio i senza tetto, sono i luoghi delle prime fotografie di Ugo Mulas. Nel 1954 realizza il primo reportage ufficiale alla Biennale di Venezia, dove diventerà il fotoreporter che movimenta attori e quinte della mostra ritraendoli come su un palcoscenico”. Nel 1955 le fotografie realizzate al Bar Jamaica fra il 1953 e il 1954 sono pubblicate sul settimanale Tutti; il servizio procura a Mulas una collaborazione stabile con la rivista Settimo Giorno. A Milano apre il suo primo studio fotografico: il rapporto con il laboratorio e la camera oscura saranno centrali nell’opera del fotografo, che curerà sempre personalmente la stampa delle proprie fotografie. Nel 1958 incontra e sposa Antonia Bongiorno, «Nini». Antonia Mulas sarà la sua compagna di vita ma anche del mestiere e dell’arte, affiancandolo nella direzione di uno studio professionale che divenne un riferimento per una nuova generazione di fotografi. Sempre nella seconda metà degli anni Cinquanta, parallelamente agli sviluppi del suo lavoro artistico, inizia a collaborare con il mondo dell’industria, della pubblicità e della moda. Dal 1955 al 1962 pubblica con Giorgio Zampa numerosi reportage per L’Illustrazione Italiana, diretta dall’amico Pietrino Bianchi. Tra il 1956 e il 1957 per la Rivista Pirelli e per Domus, inizia a curare articoli d’arte e di architettura; pubblica regolarmente servizi di moda sulle riviste Bellezza e Novità. L’incontro con la stilista Mila Schön segnerà la nascita di una collaborazione artistica che durerà per tutta la vita del fotografo e che continuerà con Antonia Mulas. Nel 1960, in occasione di una tournée a Mosca con il Piccolo Teatro di Milano, realizza un reportage indipendente; Mulas è testimone di una realtà allora quasi sconosciuta. Per il teatro collabora regolarmente con Giorgio Strehler, con il quale pubblica le fotocronache di due pièces brechtiane rappresentate al Piccolo: L’opera da tre soldi (1961) e Schweyk nella seconda guerra mondiale (1962). Nel 1964, in occasione della messa in scena della Vita di Galileo di Brecht, Mulas mette a punto con Strehler una modalità di documentazione fotografica ispirata alla tecnica del drammaturgo tedesco, che rimase la sua prassi di rappresentazione dei lavori teatrali. Nel 1960 si allestirono le sue prime due mostre, la prima alla XII Triennale di Milano a cura dello storico dell’arte Lamberto Vitali e la seconda al Piccolo Teatro di Milano. Nel 1962 pubblica Invito a Venezia monografia dedicata alla città, con introduzione di Peggy Guggenheim, e realizza il reportage della manifestazione Sculture nella Città per il quinto Festival dei Due Mondi di Spoleto. Giovanni Carandente, curatore del festival, riunisce oltre cinquanta scultori, alcuni di loro realizzano le opere negli stabilimenti messi a disposizione per l’occasione dalle acciaierie Italsider. Mulas fotografa le fasi di produzione delle sculture e il loro inserimento nel tessuto della città. A Spoleto Mulas ritrova Arnaldo Pomodoro, conosce Pietro Consagra e Alexander Calder e inizia una amicizia che porterà alla realizzazione di una monografia per ciascuno di loro. Sempre nel 1962 Ugo Mulas realizza una serie di immagini dedicate alla raccolta di poesie Ossi di Seppia di Eugenio Montale. Nel 1964, nello studio milanese di Lucio Fontana, Mulas realizza la serie di immagini intitolata L’Attesa. L’incontro con la Pop Art presentata alla Biennale di Venezia nel 1964 spinge Mulas nell’autunno dello stesso anno a partire per gli Stati Uniti (dove ritornò a più riprese nel 1965 e nel 1967) per realizzare un reportage sulla scena artistica newyorkese. Nel 1967, tornato definitivamente in Italia, pubblica New York, the New Art Scene e presenta la mostra New York: Arte e Persone alla Galleria Il Diaframma. Nel 1969 documenta Campo Urbano: la manifestazione organizzata nel centro storico di Como da Luciano Caramel, che raccoglie alcuni protagonisti della neoavanguardia italiana. Campo Urbano\Interventi estetici nella dimensione collettiva urbana è il libro realizzato da Ugo Mulas assieme a Bruno Munari con Luciano Caramel. Sempre a Como presenta una serie di stampe fotografiche montate su supporti lignei in grande formato di intere sequenze fotografiche delle performance e installazioni temporanee realizzate durante l’evento. Nel 1970 una grave malattia riduce bruscamente la sua attività e il progetto su Milano, non può essere realizzato. Nel 1971, porta a termine il volume su Alexander Calder, di cui realizza anche il progetto grafico; pubblica Lo spazio inquieto, libro sulle sculture di Fausto Melotti con testi di Italo Calvino, Fausto Melotti e Paolo Fossati. In questi anni Ugo Mulas intensifica l’indagine critica sul proprio lavoro, analisi che costituisce il senso delle Verifiche: un insieme formato da quattordici opere, strutturato in immagini e testi, volte a definire la materia fotografica ed i suoi codici tecnici, linguistici ed etici. Mulas inizia la stesura del libro La Fotografia, curato da Paolo Fossati con la collaborazione di Antonia Mulas. Il libro presenterà un’esemplare selezione di immagini introdotte da commenti con i quali Mulas consegnerà gli strumenti fondamentali per la comprensione della sua opera. Nel 1972 presenta alla Galleria Multicenter di Milano il portfolio Marcel Duchamp e pubblica alcune riflessioni teoriche che integrano il progetto delle Verifiche, aprendo così anche in Italia una stagione di nuovo confronto tra arte contemporanea e fotografia. Fra il 1971 e il 1972 insegna Fotografia all’Università di Parma dove, fino ai primi mesi del 1973, organizza con l’amico e curatore Arturo Carlo Quintavalle una retrospettiva della sua opera. Muore a Milano il 2 marzo 1973. Il 21 aprile del 1973 viene pubblicato, per Einaudi, il libro La Fotografia.
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