Paolo Pellion di Persano
Castello – Rivoli
Fino al 10 Novembre 2024

di Redazione Spectrum Web
21 Ottobre 202432

La mostra Paolo Pellion di Persano. La semplice storia di un fotografo, a cura di Marcella Beccaria e Andrea Viliani, valorizza la generosa e articolata donazione avvenuta nel 2023 da parte degli eredi dell’Archivio del fotografo, inclusivo di oltre 44.000 negativi, al CRRI – Centro di Ricerca del Castello di Rivoli. Per la prima volta, la mostra presenta un gruppo significativo di fotografie dell’autore, comprendente molti inediti, e restituisce uno straordinario racconto nel quale l’energia artistica e intellettuale di Torino e del suo territorio è protagonista, insieme alla storia stessa del Museo. La mostra avviene in collaborazione con il nuovo Festival della fotografia EXPOSED, di cui è parte della programmazione ufficiale.

Allestita nella Sala 18 del Castello di Rivoli, dove sarà visitabile fino al 18 Novembre, la mostra prende in esame l’attività di Paolo Pellion di Persano a partire dagli esordi negli anni Settanta, individuando nuclei tematici che scandiscono il suo operato: i viaggi, i fermenti sociali del periodo, gli sviluppi dell’Arte povera, il lavoro per altri settori creativi e l’interesse nei confronti del teatro. Indagine sulla precisione dello sguardo e sul ruolo della produzione dell’immagine fotografica nel processo artistico, la mostra si propone come un’occasione unica per ridefinire il ruolo della fotografia nell’evoluzione artistica nel contesto della vita culturale torinese.

Una sezione della mostra è dedicata alla lunga relazione tra Pellion e il Castello di Rivoli, istituzione di cui documenta l’inaugurazione nel 1984 e che segue con continuità fino al 2012 e oltre, arrivando a produrre una narrazione lucida ed emotivamente coinvolgente che restituisce la ricca stratigrafia storica, collezionistica ed espositiva presente in ogni sala del Museo. Oltre alle stampe originali, prodotte dall’autore, la mostra comprende infine anche materiale documentario, tra cui oggetti personali e strumenti di lavoro conservati nel suo laboratorio a Castagneto Po.

In occasione della mostra, il Castello di Rivoli pubblica inoltre un volume, a cura di Raffaella Perna, dedicato al lavoro di Pellion.

“Attraverso le sue fotografie, si può affermare che Paolo Pellion sia stato il primo biografo della storia del Museo d’Arte Contemporanea al Castello di Rivoli. La mostra riconosce quindi a Pellion tale ruolo, e accade proprio nel 2024, anno nel quale si celebra il quarantesimo anniversario del Museo”, affermano i curatori della mostra Marcella Beccaria, Vice Direttore del Castello di Rivoli e Responsabile del CRRI, e Andrea Viliani, Direttore del Museo delle Civiltà di Roma e già Responsabile del CRRI nel biennio 2020-2022.

 

 

 

 

Paolo Pellion di Persano (Castagneto Po 1947 – 2017)

Studia Scienze Politiche a Torino e scatta le sue prime fotografie negli anni Settanta ritraendo luoghi e persone nei suoi lunghi viaggi in oriente e documentando i fermenti sociali in Italia. Nello stesso periodo inizia a collaborare con più artisti dell’Arte povera: li ritrae, ne documenta le opere, contribuisce alla realizzazione delle loro opere. Dal 1975 al 1986 per il regista Carlo Quartucci fotografa scenografie create da artisti quali Paolini, Kounellis, Weiner, Kirkeby, Buren, Merz, Fabro, Nitsch. Nel 1984-85 fotografa Ouverture, prima mostra del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, del quale documenterà da allora l’attività fino al 2012 e oltre. Parallelamente all’arte, dai primi anni Ottanta e per i successivi trent’anni, realizza in Italia e all’estero centinaia di campagne pubblicitarie per noti marchi di abbigliamento. Persona curiosa e inventiva, ha intrapreso svariate attività, legate non solo alla fotografia, e ha brevettato sedie, culle, lettini e sdraio prodotti e venduti nel mondo e una camera oscura portatile contenuta in una valigia. Molto legato alla sua casa di famiglia nella campagna piemontese a Castagneto Po, ha prodotto miele, coltivato lavanda e piante micorrizate per la produzione di tartufi. Negli ultimi anni di vita si è dedicato al riordino del suo archivio e alla produzione di alcune stampe fotografiche tratte dai suoi scatti più significativi legati all’arte.