Fino al 20 ottobre 2024, gli spazi di Villa San Michele e il centro storico di Anacapri saranno abitati dalle opere di artiste e artisti italiani e internazionali per l’VIII edizione del Festival del Paesaggio di Anacapri, un progetto ideato e curato da Arianna Rosica e Gianluca Riccio, promosso dall’Associazione Il Rosaio – Arte e Cultura Contemporanea, organizzato con il sostegno di Fondazione Axel Munthe/Villa San Michele, e realizzato grazie al supporto di Seda e Capri Palace Jumeirah, con il contributo del Comune di Anacapri.
Protagonisti dell’edizione 2024, dal titolo L’animale che dunque sono, preso in prestito dal saggio postumo del filosofo francese Jacques Derrida, sono Rä Di Martino, Nathalie Djurberg & Hans Berg, Claire Fontaine, Gael Lambie, Jim Lambie, Liliana Moro, Giulia Piscitelli, Marta Roberti, Sissi e Emilio Vavarella con opere che esplorano il senso dell’umano in un mondo sempre più governato dall’intelligenza artificiale.
Cosa significa essere un essere umano oggi? Che cosa ci rende uomini in un mondo sempre più governato da agenti artificiali? Cosa ci distingue dall’animale nel generale affermarsi di pulsioni apparentemente irrazionali? È ancora possibile stabilire un confine fra uomo e animale?
L’animale che dunque sono tenta di dare una risposta a questi interrogativi in un percorso scandito da installazioni site-specific, progetti speciali e interventi di arte pubblica, invitando a riflettere sulle interconnessioni e la complessità della relazione tra mondo umano e animale.
“Con L’animale che dunque sono, vogliamo invitare a guardare il mondo e i suoi abitanti con occhi nuovi, osservando il dispiegarsi di modi di essere non umani, analizzando da prospettive inedite la crescente interazione tra tecnologia e natura, esplorando il modo in cui la nostra percezione degli animali influisce sul nostro comportamento e sulla nostra identità oppure le dinamiche di coesistenza e relazione tra uomo e animale – commentano gli ideatori e i curatori del progetto Arianna Rosica e Gianluca Riccio – L’animale infatti, come sottolinea Derrida, con la sua diversità ci obbliga a ricordare le nostre origini e a ricominciare ad essere uomini in un’epoca in cui i confini tra naturale e artificiale diventano sempre più sfumati e dove i temi della sostenibilità ambientale e della ricerca di un nuovo equilibrio tra le diverse forme di vita che abitano il nostro pianeta appaiono sempre più urgenti”.
Proseguendo una riflessione sul rapporto tra artificio e natura, tra uomo e animale, avviata dai curatori con la mostra Dioranimalia – che a marzo 2024 ha inaugurato il padiglione Olivetum di Villa San Michele come spazio interamente dedicato all’arte contemporanea – e seguendo la prospettiva di Derrida, orientata alla decostruzione di una visione antropocentrica dell’universo, l’edizione 2024 del Festival invita a guardare il mondo con sensibilità mutata, scardinando l’idea che sia fatto per l’uomo e che egli abbia diritto a un’egemonia sugli altri esseri viventi.
In concomitanza con la sua VIII edizione, il Festival del Paesaggio estende le proprie collaborazioni internazionali: si rinnova la partnership con l’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma “C. M. Lerici” avviata lo scorso anno con il progetto di Matteo Nasini, e prende il via una collaborazione con l’Istituto di Cultura di New Delhi diretto da Andrea Anastasio che ospiterà nell’inverno del 2025 un’edizione speciale del Festival.
Il festival è promosso da Il Rosaio – Arte e Cultura Contemporanea, un’associazione culturale fondata nel 2012 con sede ad Anacapri e Roma che promuove la cultura artistica contemporanea nella pluralità dei suoi linguaggi e delle sue espressioni. Nel 2016 l’associazione, in collaborazione con il Comune di Anacapri, ha dato il via al Festival del Paesaggio un progetto di produzione e di residenza artistica volto a indagare e interpretare il paesaggio contemporaneo nella molteplicità dei suoi aspetti e delle sue declinazioni – ambientali, culturali, antropologiche e sociali – attraverso la ricerca artistica contemporanea. Ogni anno, tra i mesi di maggio e novembre, il Festival del Paesaggio prevede la realizzazione, produzione e/o coproduzione di mostre personali e collettive, di workshop e masterclass con artisti italiani, nonché di opere e installazioni site-specific concepite in relazione al paesaggio contemporaneo mediterraneo.
Gli artisti dell’edizione 2024
Rä Di Martino (Roma 1975)
Attraverso un’articolata produzione composta dal lavoro fotografico e video, e con l’ausilio di un sostanzioso apparato letterario e musicale, fatto di citazioni e rimandi colti, Di Martino osserva la relazione che la memoria e le dinamiche private e mentali dell’individuo contemporaneo instaurano con la cultura bassa diffusa dai media, come le fictions e lo slogan pubblicitario. Quest’attrazione per le storie intende illustrare il vivere contemporaneo in forma narrativa, tramite il cui processo, l’artista svela i meccanismi del potere manipolatorio del cinema e della televisione sul nostro inconscio e sul nostro modo di interpretare il mondo.
Nathalie Djurberg (Lysekil 1978) e Hans Berg (Rättvik 1978)
Sono un duo di artisti svedesi che mescolando animazione, scultura e suono, creano scenari psicologicamente carichi che hanno a che fare con i desideri umani e animaleschi. Dal 2001, Djurberg ha sviluppato uno stile cinematografico distintivo, utilizzando l’animazione in argilla per drammatizzare i più bassi istinti naturali, dalla gelosia, alla vendetta, all’avidità, alla sottomissione e alla lussuria. Il suo partner, il musicista e compositore Hans Berg, crea gli effetti sonori e le musiche ipnotiche per le animazioni e le installazioni di Djurberg. Nel 2004 hanno iniziato a lavorare a stretto contatto come duo per creare narrazioni trasgressive ricche di significato simbolico e di portata emotiva, sfruttando miti allegorici e visioni grottesche.
Claire Fontaine (Parigi 2004)
È un collettivo, concettuale e femminista fondata da Fulvia Carnevale e James Thornhill a Parigi nel 2004. Dal 2017 vive e lavora a Palermo. Il suo nome si ispira all’iconico ready-made di Duchamp, l’orinatoio intitolato Fontaine, e a una famosa marca di quaderni francesi (Clairefontaine); definisce uno spazio in cui le biografie degli artisti non sono direttamente collegate alle loro opere permettendo alla loro ricerca di diventare uno spazio di libertà e desoggettivazione. L’uso dell’appropriazione e del détournement nel suo lavoro nasce dalla stessa intenzione: non evidenziare l’eccellenza della singolarità unica dell’artista ma attivare le forme e le forze all’interno della cultura visiva e sottolinearne il contenuto politico. Claire Fontaine lavora con video, scultura, pittura e scrittura.
Jim Lambie (Glasgow 1964)
Il suo lavoro utilizza oggetti trovati o di uso quotidiano – copertine di dischi, occhiali da sole, specchi, nastri di vinile e porte – sovvertendone la normale funzione o l’aspetto e integrandoli in installazioni colorate e psichedeliche. Questi materiali apparentemente di scarto vengono elevati e riconfigurati nelle sue opere, spesso mescolando umorismo ed emozione. Lambie è stato finalista del Turner Prize nel 2005. Ha partecipato alla 54ma Carnegie International al Carnegie Museum of Art di Pittsburgh nel 2004; ha rappresentato la Scozia alla 50° Biennale di Venezia nel 2003 e ha ricevuto il Paul Hamlyn Foundation Award for Artists a Londra nel 2000. Una grande monografia sul suo lavoro è stata pubblicata da Skira Rizzoli nel 2017, con contributi di Suzanne Cotter, Daniel Baumann e Sophie Woodward. Le opere di Lambie sono presenti in numerose collezioni pubbliche.
Liliana Moro (Milano 1961)
Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera, nel 1989 fonda, insieme ad altri artisti, lo Spazio di Via Lazzaro Palazzi a Milano che chiuderà nel 1993. Ha esposto in importanti mostre collettive e personali quali: Documenta IX Kassel; Aperto XLV Biennale di Venezia; Castello di Rivoli, Torino; Quadriennale di Roma; Moderna Museet, Stoccolma; PS1, New York ; De Appel, Amsterdam; Triennale di Milano; MAXXI, Roma; Galleria Nazionale d’arte, Roma; 58° Biennale di Venezia, Padiglione Italia; Galleria Emi Fontana, Milano; MUHKA, Anversa; Fondazione A. Ratti, Como; Fondazione Zegna All’Aperto (opera permanente), Trivero; Cubo Garutti/Museion, Bolzano; Kunst Museum Liechtenstein, Vaduz.
Giulia Piscitelli (Napoli 1965)
Tra le principali mostre personali, 2023 Pittura Muta, Galleria Fonti, Napoli, 2020 Nella Società, in Gesellschaft, curata da Fanni Fetzer, Kunstmuseum Luzern, Lucerne, 2019 Anime, curata da Rita Selvaggio, Museo Casa Masaccio, San Giovanni Valdarno, Italia, 2016 Live the Dream, Galleria Fonti, Napoli, 2015 Wide Rule, Kayne Griffin Corcoran, Los Angeles CA, 2013 Intermedium, curata da Andrea Viliani, Eugenio Viola, Museo MADRE, Napoli, 2011 Contested Zones, curata da Fiona Parry, CUBITT Gallery, Londra, Rischi minori, curata da Stefano Chiodi, Fondazione Giuliani, Roma, 2010 Beige, Fondazione Morra Greco, Napoli.
Marta Roberti (Brescia 1977)
Dopo la laurea in Filosofia, si è diplomata in Cinema e Video all’Accademia di Belle Arti di Brera. Il disegno è il mezzo principale che utilizza in installazioni e video animati attraverso i quali esplora le relazioni tra l’essere umano gli altri animali e il mondo vegetale, studiando e rielaborando i miti e la loro rappresentazione tra Oriente e Occidente. Nel 2020 ha vinto il concorso Cantica del Maeci e del Mibact e la sua opera è entrata nella collezione dell’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma. Nel 2021 ha vinto il Premio Santa Croce Grafica, entrando nella collezione del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe di Villa Pacchiani.
Sissi Daniela Olivieri (Bologna, 1977)
Si laurea all’Accademia di Belle Arti di Bologna dove attualmente è docente di ruolo ed inoltre è membro del consiglio del Collegio Artistico Venturoli di Bologna. Il suo riconoscimento avviene con l’assegnazione di prestigiosi premi, come il Premio New York promosso dal Ministero degli Affari Esteri nel 2005, il Premio Alinovi nel 2003 conferito dalla GAM Galleria d’Arte Moderna di Bologna e il Premio Furla per l’Arte nel 2002. Tra i progetti più recenti, nel 2022 vince il concorso Una scultura per Margherita Hack, monumento pubblico per il Comune di Milano.
Emilio Vavarella (Monfalcone 1989)
È un artista italiano che lavora all’intersezione tra pratica artistica interdisciplinare, ricerca teorica e sperimentazione mediatica. Il suo lavoro esplora la relazione tra soggettività, creatività non umana e potere tecnologico, muovendosi senza soluzione di continuità tra vecchi e nuovi media e sfruttando errori tecnici e altre imprevedibilità per rivelare la logica e le strutture nascoste del potere. Tra le sedi che hanno esposto le sue opere: MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo; KANAL – Centro Pompidou; Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo; MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna; Museo d’Arte Contemporanea – Zagabria; Museu de Ciències Naturals di Barcellona, The Photographer’s Gallery di Londra, Museo de Arte de Caldas; Villa Manin; Museo Nacional Bellas Artes a Santiago; Museu das Comunicações di Lisbona, Centro Nazionale d’Arte di Tokyo; Eyebeam Art and Technology Center e Museo di Arte Contemporanea Vojvodina.
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