Helmut Newton
Le Stanze della Fotografia – Venezia
Fino al 24 Novembre 2024

di Redazione Spectrum Web
23 Ottobre 202444

Dopo la tappa romana e quella milanese Helmut Newton sbarca a Venezia con la retrospettiva che ripercorre la sua intera vita umana e lavorativa. La mostra Helmut Newton. Legacy, fino al 24 novembre 2024 al Le Stanze della Fotografia, è curata da Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation, e da Denis Curti, direttore artistico dello spazio espositivo veneziano.

Sospesi tra acqua e cielo, gli scatti di Newton a Venezia enfatizzano ancora di più lo stile elegante e audace del fotografo. L’esposizione racconta la carriera di un protagonista del Novecento che ha lasciato un segno nella moda – come dimostrano le collaborazioni con la rivista Vogue e con stilisti quali Yves Saint Laurent, Karl Lagerfeld, Thierry Mugler e Chanel – ma anche nel nuovo modo di approcciarsi al nudo femminile, testimoniato dalla sua  celebre serie Big Nudes. Il libro cult del 1981 raccoglie i 39 scatti in bianco e nero, molti presenti in mostra, pionieri di una frontiera della fotografia non ancora esplorata, quella della gigantografia e degli scatti a grandezza umana.

Il lavoro e la grandezza del maestro tedesco vengono raccontati in sei sezioni cronologiche: gli esordi degli anni Quaranta e Cinquanta in Australia, gli anni Sessanta in Francia, gli anni Settanta negli Stati Uniti, gli Ottanta tra Monte Carlo e Los Angeles e i numerosi servizi in giro per il mondo degli anni Novanta. La mostra è stata concepita come un omaggio a cento anni dalla sua nascita (1920 – 2004), ma soltanto dopo la pandemia ha iniziato a essere fruibile a migliaia di spettatori che ogni volta rimangono incantanti nel realizzare l’intensità del percorso di Newton. La sua familiarità con la macchina fotografica è evidente già a dodici anni quando è attratto da quell’oggetto capace di raccontare il mondo. A sedici lo troviamo a lavorare come apprendista dalla famosa fotografa Yva dove inizierà a sperimentare con gli autoritratti e a gettare le basi per quello che poi sarà il suo stile, raccontato attraverso materiale d’archivio, riviste, libri e le sue memorabili foto scattate con la polaroid che documentano la sua instancabile ricerca. La svolta avviene nel 1961 quando viene messo sotto contratto da Vogue Paris per scattare servizi di moda e decide di trasferirsi con la moglie June in Francia dove il suo genio creativo trova spazio nella realizzazione di shooting che fino a quel momento non si erano mai visti. A quel tempo c’erano già molti maestri che avevano contribuito a portare la moda fuori dalla classica stanza dove venivano fotografate le modelle come William Klein, per esempio, che aveva portato le modelle in mezzo al traffico di New York. La novità di Newton che gli consentirà di trovare un suo personale spazio creativo, è quella di introdurre nelle foto di moda lo storytelling. In quasi tutte le sue foto il servizio di moda diventa infatti una storia e la storia è un pretesto per raccontare gli abiti, ma non solo. Le sue storie diventano irresistibili perché sono sempre avvolte da un alone di mistero, a volte perché evocano le atmosfere del cinema, altre perché rimandano alla pittura di artisti come Velázquez, Goya o Magritte e altre perché ispirate alla sua passione per la cronaca nera. Newton diventa celebre anche per la sua capacità di catturare in uno scatto la personalità di chi ha di fronte e lo dimostra immortalando stilisti, musicisti e artisti come Gianni Versace, Andy Warhol, Charlotte Rampling, Romy Schneider, Catherine Deneuve, Mick Jagger, Nastassja Kinski, David Bowie, Elizabeth Taylor, Arthur Miller, solo per citarne alcuni.

 

 

 

Helmut Newton (Berlino 1920 – Los Angeles 2004)

È stato un fotografo tedesco naturalizzato australiano. Nato da una famiglia ebrea proprietaria di una fabbrica di bottoni, cresciuto nella buona borghesia berlinese degli anni venti-trenta, frequenta il Heinrich von Treitschke Realgymnasium e la Scuola Americana a Berlino. Interessato alla fotografia fin da piccolo già a 12 anni acquista la sua prima macchina fotografica, e dal 1936 inizia a lavorare con la fotografa tedesca Yva. A seguito delle leggi razziali naziste lascia la Germania nel 1938 imbarcandosi a Trieste per Singapore, dove lavora come fotografo per il Singapore Straits Times. In seguito venne internato dalle autorità britanniche di Singapore e successivamente espulso in Australia dove arriva nel 1940 e viene portato al campo d’internamento di Tatura dove rimane fino al 1942. Dopo aver lavorato brevemente come raccoglitore di frutta, nel 1942 entra nell’esercito australiano dove si occupò di guidare camion dell’esercito. Nel 1946 divenne cittadino australiano, cambiando il suo cognome da Neustädter a Newton, che è la quasi esatta traduzione in inglese del suo cognome tedesco. Nel 1948 sposa l’attrice australiana June Browne, nota come fotografa con lo pseudonimo di “Alice Springs” (dal nome dell’omonima città australiana). Dopo la guerra lavora come fotografo freelance producendo scatti di moda e lavorando con riviste come Playboy. Dalla fine degli anni Cinquanta in poi si concentra sulla fotografia di moda. Si stabilisce a Parigi nel 1961 e intraprende una carriera come fotografo di moda professionista. I suoi scatti appaiono su varie riviste tra cui Vogue, L’Uomo Vogue, Harper’s Bazaar, Elle, GQ, Vanity Fair, Max e Marie Claire. Il suo particolare stile è caratterizzato dall’erotismo patinato, a volte con tratti sado-masochistici e feticistici. Un attacco di cuore nel 1970 rallenta la sua produzione ma aumenta la sua fama, in particolare con la serie Big Nudes del 1980 che segna la vetta del suo stile erotico-urbano, sostenuto con un’eccellente tecnica fotografica. Crea inoltre molti ritratti e altri studi fotografici e incomincia a lavorare per Chanel, Gianni Versace, Blumarine, Yves Saint Laurent, Louis Vuitton, Borbonese e Dolce & Gabbana. Negli ultimi anni della sua vita vive tra Montecarlo e Los Angeles, dove muore a causa di un incidente stradale. Le sue spoglie sono state poste a Berlino nell’area ebraica del Cimitero di Friedenau e la sua tomba è collocata a qualche metro da quella di Marlene Dietrich.