© Valentina Brancaforte
Una vecchia e buona regola che s’impara appena si cominciano a muovere i primi passi con la fotografia è che al fotografo competono tutta una serie di scelte operative per “comporre”, in maniera corretta, il suo messaggio fatto di segni contornuali, emanazione di un qualcosa che ha un referente nel mondo tangibile e non solo in quello della visione.
In mezzo a questa serie di scelte una, forse la più importante, è quella della scelta di un soggetto principale su cui concentrare tutte le altre, siano esse tecniche, poetiche o narrative. La fotografa catanese Valentina Brancaforte, con questo suo lavoro – esposto presso Palazzo dei Mercedari a Modica fino al 6 Ottobre nell’ambito del Premio Luce Iblea 2024 – dribbla con astuzia e intelligenza questa regola base per muoversi su un territorio pi. complesso, quello di raccontare due storie in parallelo; storie che però spesso si dimenticano, o fanno finta di farlo, che – come recita un’altra vecchia regola, questa volta tratta dalla geometria – le “parallele” non s’incontrano mai. Le sue “storie parallele” invece si cercano, si avvicinano, si sovrappongono fino a viaggiare sullo stesso binario, almeno per una parte del racconto.
Ma quali sono queste storie? Quella di una ragazzina (Chiara Lucia) e quella di un paese dell’entroterra siculo (Buscemi). L’accostamento tra questi due termini sembra quasi un ossimoro, perché, da un lato abbiamo la storia di una fanciulla che cresce e si evolve, dall’altro quella di un paese che sembra ripiegato su sè stesso, vittima di quello spopolamento delle aree interne di cui tanto parla, ed a ragione, Franco Arminio nei suoi libri. Anche il titolo scelto da Valentina, Paîs (παîς), lega insieme, in maniera indissolubile, i due capi di questa intricata matassa. Il termine è di origine greca e si traduce come “fanciullo/a in età adolescenziale”, ma al tempo stesso richiama, quanto meno a noi siciliani, il termine, questa volta di derivazione dialettale, “paisi”. E il paese in questione ha un suo ruolo forte nella narrazione della fotografa, non si limita ad essere semplice
sfondo per le storie di Chiara Lucia, ma reclama il suo spazio, vuole essere protagonista e Valentina, con la sua sensibilità, questo protagonismo non glielo nega, non dimenticando mai che le due storie amano intrecciarsi e che Buscemi non è un luogo qualunque. Chiara Lucia non è nata al “paese”, ma è arrivata là a soli tre anni condotta dai suoi genitori che volevano per lei e per loro una vita diversa, vissuta in un luogo altro, dove il tempo scorre in maniera differente, così come spesso, nelle immagini di Valentina, “scorre” dell’acqua
che richiama l’inesorabile fluire della vita di eraclitiana memoria. Ed è con questo spirito che la fotografa assiste, attraverso il medium fotografico, alla crescita della sua giovane protagonista, una ragazza dei nostri tempi, che vive in un contesto quanto mai originale e diverso, che comunque non le impedisce, almeno fino a un certo punto, di coltivare le sue passioni: il nuoto e l’arpa.
Valentina però non è figlia di quel romanticismo retorico che avrebbe chiuso il cerchio nell’idillio di fanciullezza e bucolicità, ma è una fotografa onesta e sincera, che non nega l’evoluzione ai suoi protagonisti, più rapida quella di Chiara Lucia, più lenta, quasi impercettibile, quella di Buscemi e continua a raccontare questa storia anche oggi che la ragazza è andata a vivere a Siracusa per poter meglio seguire le sue passioni di giovane donna, senza mai dimenticare la felicità vissuta in un luogo fuori dal tempo, ma dentro la sua vita.
Valentina Brancaforte (Catania 1983)
Comincia a fotografare nel 2012, quando viveva tra Catania e Palermo. Sin da subito s’è orientata verso la fotografia di viaggio, attraverso la quale ha cercato di cogliere e trasmettere colori e atmosfere alla ricerca dell’identità dei popoli. Negli ultimi anni ha focalizzato la sua ricerca su tematiche sociali e storie che riguardano la sua Sicilia. Con le sue fotografie ha illustrato diverse copertine delle collane Le polveri e I superflui della casa editrice Readerforblind. Nel 2021 è stata finalista al Premio Marco Pesaresi con il lavoro Paîs. Nel 2023 è stata vincitrice del Premio Chatwin con il reportage di viaggio Habitat – Mongolia. Ha partecipato ad alcune importanti collettive come La ricerca della Bellezza presso il Palazzo Notarbartolo a Palermo (2017) e Novecento – Artisti di Sicilia. Da Pirandello a Guccione presso il Convitto delle Arti di Noto (2021). Nel 2022 ha presentato la sua personale Paîs presso il Centro Internazionale di Fotografia a Palermo. Nel 2024 ha preso parte alla mostra Blu Sicilia presso la Società Operaia di Mutuo Soccorso a Modica