Gianni Berengo Gardin nel corso della sua lunga e felice carriera ha realizzato oltre trecento libri. L’ultimo risale al 2023 quando, coadiuvato da sua figlia Susanna, ha rivisto tutto il suo archivio selezionando centoquattordici immagini, soltanto cinque delle quali pubblicate in precedenza. Nasce così Cose mai viste. Fotografie inedite, pubblicato da Contrasto e presentate in mostra per la prima volt al Ma.Co.F di Brescia lo scorso anno. Per le Sale d’Arte di Alessandria Giovanna Calvenzi e Susanna Berengo Gardin, curatrici della mostra esposta fino al 15 Settembre, propongono una selezione diversa, compatta: una sessantina di “cose mai viste” ma con un’attenzione prevalente dedicata agli uomini e alle donne che Berengo Gardin ha incontrato nel corso del suo lavoro. Immagini non stampate, non pubblicate e che tuttavia testimoniano come di consueto la sua straordinaria maestria. Il viaggio nel suo archivio inizia nel 1954 e termina nel 2023. Attraversa molte città italiane, raggiunge Parigi, la Francia, la Croazia, l’Ungheria, la Spagna, la Norvegia, si ferma a Mosca, in Cina, in Giappone, a Londra e a New York. Berengo ama dichiarare che “non conta ‘come’ si fotografa ma quello che si fotografa”, una dichiarazione di intenti che sottolinea l’umiltà con la quale parla del suo lavoro e che implicitamente afferma di voler essere solo un testimone e non un autore. Ma indipendentemente da quello che Berengo desidera, le sue fotografie sono ben più della testimonianza di quanto ha visto: testimoniano anche la sua capacità di raccontare persone ed eventi con rispetto ed empatia, l’involontaria volontà di partecipare a quanto accade davanti al suo obiettivo e una saggezza nella scelta dei momenti e della composizione che hanno fatto di lui (anche contro la sua volontà) un vero maestro. Chiude la mostra una sezione inedita di fotografie di Berengo Gardin realizzate nel 1994 in occasione della rievocazione storica della Battaglia di Marengo a Villa Delavo. Gli scatti fotografici del maestro compongono il catalogo Gianni Berengo Gardin – Marengo, 1994 che contiene anche testi dell’esperto di storia napoleonica Giulio Massobrio.
Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure 1930)
Dopo aver vissuto a Roma, Venezia, Lugano e Parigi, nel 1965 si stabilisce a Milano, dove comincia la carriera professionale dedicandosi alla fotografia di reportage, d’indagine sociale, di architettura e di documentazione ambientale. Ha collaborato con le principali testate italiane ed estere, ma si è dedicato soprattutto ai libri, pubblicando quasi trecento volumi fotografici. Le sue prime foto sono state pubblicate nel 1954 sul settimanale Il Mondo, diretto da Mario Pannunzio, di cui è stato collaboratore fino al 1965. Dal 1966 al 1983 ha realizzato per il Touring Club Italiano un’ampia serie di volumi sull’Italia e sui Paesi europei. Ha lavorato per l’Istituto Geografico De Agostini di Novara e per l’industria (Olivetti, Alfa Romeo, Fiat, IBM, Italsider, ecc.). Dal 1979 al 2012 ha documentato le fasi di realizzazione di molti progetti architettonici di Renzo Piano. Ha realizzato oltre 360 mostre personali in Italia e all’estero. Ha partecipato alla Photokina di Colonia, all’Expo di Montreal nel 1967 e all’Expo di Milano nel 2015, alla Biennale di Venezia e alla celebre mostra “The Italian Metamorphosis, 1943-1968” al Guggenheim Museum di New York nel 1994. Tra le personali più recenti, si segnalano nel 2016 Vera fotografia. Reportage, immagini, incontri al PalaExpo di Roma, che ne ha ripercorso la lunga carriera attraverso i principali reportage e oltre 250 fotografie, e nel 2022 l’ampia retrospettiva L’occhio come mestiere al MAXXI di Roma. Nel 2014 a Milano e nel 2015 a Venezia, in collaborazione con il FAI, ha esposto l’importante reportage di denuncia sul passaggio delle grandi navi a Venezia. Tra i numerosi premi e riconoscimenti si ricordano: nel 1981 il Premio Scanno per il miglior fotolibro dell’anno con India dei villaggi; nel 1990 il Premio Brassaï a Parigi, dove è invitato d’onore al Mois de la Photo; nel 1995 il Leica Oskar Barnack Award ai Rencontres Internationales de la Photographie di Arles, per il reportage sui campi nomadi di Firenze; nel 1998 il Premio Oscar Goldoni per il miglior fotolibro dell’anno con Zingari a Palermo; nel 2008 a New York il prestigioso Lucie Award alla carriera, già assegnato a Henri Cartier Bresson, Gordon Parks, William Klein, Willy Ronis, Elliott Erwitt. Nel 2009 riceve la Laurea Honoris Causa in Storia e Critica dell’Arte presso l’Università degli Studi di Milano. Nel 2014 il Premio Kapuscinski per il reportage e nel 2017 il Leica Hall of Fame Award. Le sue immagini fanno parte delle collezioni di importanti musei e fondazioni culturali, tra cui l’Istituto Centrale per la Grafica e il MAXXI di Roma, il MOMA di New York, la Bibliothèque Nationale e la Maison Européenne de la Photographie di Parigi, il Musée de l’Elysée di Losanna, il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid.