Martin Parr
Mudec – Milano
Fino al 28 Luglio 2024

di Redazione Spectrum Web
15 Luglio 2024121

Al Mudec prosegue la fortunata collaborazione con Magnum Photos con la mostra Martin Parr. Short and Sweet, una grande esposizione dedicata a uno dei fotografi documentaristi britannici più affermati e riconosciuti del nostro tempo, prodotta da 24 ORE Cultura, promossa dal Comune di Milano-Cultura e che vede Fondazione Deloitte come institutional partner.

A partire dai primi lavori in bianco e nero fino ai temi più cari a Parr – dalle ‘vite da spiaggia’ al turismo – il progetto espositivo, curato in prima persona dall’artista, propone oltre 60 fotografie selezionate da Parr appositamente per questo progetto e presentate insieme al corpus di immagini della serie che lo ha reso famoso, Common Sense, con oltre 200 fotografie tra le 350 esposte nella mostra omonima del 1999 che esplorano la realtà plastificata e pacchiana del mondo occidentale.

Attraverso un percorso dentro i progetti più noti e grazie anche a un’intervista inedita a cura della storica e critica della fotografia Roberta Valtorta, l’inedito stile documentario che da oltre cinquant’anni caratterizza il linguaggio del fotografo inglese Martin Parr diventa cartina tornasole per osservare la società contemporanea e le sue pieghe più contraddittorie, quelle che appartengono al mondo occidentale, in particolare europeo, restituito da una cronaca fotografica tagliente, senza filtri e fuori dalla retorica, a volte raccontata con pungente sarcasmo; più spesso presentata con ironia e umorismo. Le immagini di Parr catturano momenti comici o inaspettati, offrendo uno sguardo critico ma anche divertente sulla vita quotidiana di tutti noi.

Per info https://www.mudec.it/martin-parr-short-sweet/

 

 

Martin Parr (Epsom 1952)

Fin dalla tenera età, Parr sviluppa un interesse per la fotografia, influenzato dal nonno, George Parr, un appassionato fotografo dilettante. Questo primo contatto con la macchina fotografica segnerà il suo futuro percorso artistico. Parr studia fotografia al Manchester Polytechnic, laureandosi nel 1973. Durante questi anni, comincia a sviluppare il suo stile unico, caratterizzato da una visione ironica e critica della società. Le sue prime opere si concentrano sulla vita quotidiana nelle aree rurali dell’Inghilterra, catturando momenti di apparente normalità.

Negli anni Ottanta, Parr si afferma sulla scena fotografica con progetti come The Last Resort (1986), una serie di fotografie che documentano le vacanze delle famiglie inglesi a New Brighton. Questa opera è caratterizzata da colori vivaci e una prospettiva cruda che mette in luce le contraddizioni e le banalità della vita quotidiana. Le immagini di Parr sono allo stesso tempo divertenti e inquietanti, un ritratto satirico della società contemporanea. Il suo stile è inconfondibile, Parr utilizza spesso colori saturi e un’illuminazione intensa per enfatizzare i dettagli nelle sue fotografie. Le sue immagini esplorano temi come il consumismo, il turismo di massa, la cultura popolare e la banalità della vita quotidiana. Attraverso la sua lente, Parr rivela le assurdità e le stranezze della società moderna, invitando gli spettatori a riflettere su aspetti spesso trascurati della realtà.

Nel corso della sua carriera, Martin Parr ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui l’ingresso nella prestigiosa agenzia Magnum Photos. Le sue opere sono state esposte in musei e gallerie di tutto il mondo, cementando la sua reputazione come uno dei fotografi più influenti della sua generazione.

Parr è anche autore di numerosi libri fotografici, tra cui Small World (1995), che esplora il fenomeno del turismo globale, e Life’s a Beach (2013), una celebrazione del tempo libero e delle vacanze in spiaggia. Ha collaborato con varie riviste e giornali internazionali, portando la sua visione unica a un pubblico ampio.Oltre alla sua attività di fotografo, Martin Parr è stato un fervente sostenitore della fotografia come forma d’arte. Ha curato mostre, scritto saggi e promosso il lavoro di altri fotografi emergenti. La sua eredità è visibile non solo nelle sue opere, ma anche nell’influenza che ha avuto sulle nuove generazioni di fotografi.